Da Redazione – Gli appartenenti alla Polizia di Stato aderenti alle sigle sindacali Siap-Anfp di Catania e di tutte le province siciliane hanno organizzato l’1 luglio dalle ore 10,00, in via della Prefettura angolo via Etnea, un sit-in con volantinaggio al fine di rendere noto all’opinione pubblica e partecipare alle Istituzioni, lo stato di sofferenza in cui i Poliziotti di Catania ordinariamente operano. Nell’occasione le delegazioni chiederanno un incontro con il Prefetto per la consegna di un documento firmato.

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“Tra le attività di polizia giudiziaria e di ordine e sicurezza pubblica – si legge nella nota stampa diffusa dal Segretario del Siap, Tommaso Vendemmia e dal Segretario ANFP, Salvatore Montemagno – è notorio che la recente operazione Mare Nostrum ha di fatto comportato carichi di lavoro, non sempre connessi e attinenti alle funzioni della Polizia di Stato, che se da un lato hanno attuato la sensibilizzazione del fenomeno volto ad evitare il ripetersi delle “tragedie del mare”, dall’altro hanno notevolmente aggravato la già critica situazione degli operatori. Le procedure di prima accoglienza, la vigilanza delle variabili strutture in cui gli immigrati vengono mantenuti durante le fasi dello loro identificazione, le collaterali attività di polizia giudiziaria assorbono significative risorse umane ed economiche che inevitabilmente producono riflessi negativi sull’espletamento degli ordinari compiti affidati agli uffici di polizia. A ciò si aggiunga la complessa gestione del C.A.R.A. di Mineo che con la presenza costante di almeno 4.000 ospiti ha ormai assunto le caratteristiche di una comunità con le problematiche ad essa connesse ed il peso organizzativo della macchina dei trasferimenti dei richiedenti asilo. Il carico dell’intero sistema di accoglienza viene sorretto da più uffici territoriali: la Squadra Mobile, che conta una carenza organica di circa 50 operatori e che, come le cifre lo confermano opera con la media di oltre 7.000 ore di straordinario al mese dei 4000 stanziati; l’ufficio immigrazione che conta solo 25 operatori e viaggia con una media di lavoro straordinario di 900 ore delle 170 stanziate; l’U.P.G.S.P. e l’ufficio servizi per cui le ore di lavoro straordinario sono di oltre 700 ore per il primo e oltre 1500 l’altro. Non si osi pensare alle difficoltà di Questure piccole che non hanno le stesse capacità operative. Dati che danno l’idea di quanto lavoro straordinario in emergenza sono necessarie per affrontare questa operazione. L’attività di accoglienza non strutturata in sedi adeguate espone il personale a possibili contagi come è accaduto ai 5 operatori tutt’ora in fase di accertamento da contagio di TBC. I fondi per dotare il personale di adeguati DPI non sono disponibili e pertanto il personale è costretto ad operare con mascherine e guanti non adatti al tipo di intervento. La conferenza di Villa Letizia non ha dato le garanzie che ci si aspettava, nonostante il Ministro abbia affermato la non distrazione di risorse ordinarie per fare fronte all’operazione “Mare Nostrum”. Nella realtà ogni giorno volanti e “volantine” dei Commissariati sezionali sono chiamate ad effettuare vigilanze dei palazzetti, delle camere di sicurezza ecc. distogliendo la loro attenzione dal controllo del territorio. L’ufficio immigrazione non può celermente evadere le richieste di asilo e a tal fine l’aumento delle apposite commissioni diventa quasi inutile. Gravoso è di conseguenza anche il carico di lavoro che incombe sui Funzionari impegnati quotidianamente nei servizi spesso emergenti di ordine e sicurezza pubblica. La carenza di organico unitamente all’elevatala media anagrafica, rende inadeguato il numero dei Funzionari alle cresciute esigenze. La gravità dunque della vicenda di cui si tratta non sta tanto nel fenomeno che si cerca di gestire ma nel fatto che a gestirlo sono sempre coloro che sono chiamati a fronteggiare la criminalità e le manifestazioni di Ordine Pubblico.

La situazione oggi è stata messa a dura prova dai recenti provvedimenti emessi nell’ambito della c.d. “spending review” uno su tutti il blocco del turn over che ha lasciato diminuire la forza complessiva da 116.000 operatori agli oggi 95.000  e prevedendo la chiusura di oltre 263 presidi di polizia; oltre a ciò la compressione delle retribuzioni con il  blocco stipendiale dal 2010, il blocco degli automatismi di funzione  dal 2011.ì Non può non considerarsi il fatto che circa il 30% dell’attuale organico di polizia è ultra cinquantenne o esonerato, per motivi di salute, dai servizi esterni di Polizia e questo incide negativamente sulla sicurezza dei cittadini e degli stessi operatori”.

“La ristrettezza economica e i tagli subiti dal comparto – concludono i due segretari – non hanno consentito la modernizzazione degli strumenti occorrenti, per affrontare il quotidiano lavoro, basti pensare alle uniformi non adeguate, alle normative sulla sicurezza sui posti di lavoro o alle vetture che sono ferme  nelle officine per mancanza di fondi per la riparazione. Notevole lo sforzo del Questore e di tutti gli appartenenti che con sacrifici personali mantengono alta l’attenzione come dimostrato dai risultati. Si lavora costantemente  con turni straordinari che difficilmente verranno pagati in tempi brevi ai dipendenti. Ma è deontologicamente corretto continuare a pretendere sacrifici oltre il dovuto da donne e uomini oramai stanchi di riconoscimenti meramente formali che percepiscono si uno stipendio ma che quotidianamente assistono, increduli,  alla querelle sulla necessità o meno di stabilire un tetto massimo di stipendi e pensioni c.d. d’oro?  Ma è corretto lasciare le strutture di polizia catanesi in uno stato di degrado con una eccessiva frammentazione di uffici in tutta la città e un costo di oltre 3 mln di euro di gestione ?? Riteniamo necessario che il Governo dia garanzie ai cittadini e  ai poliziotti le precise strategie sulla sicurezza in primis con  la divisione del comparto Difesa e Sicurezza, distinguendo anche attraverso opportuni provvedimenti e finanziamenti  gli operatori e le esigenze del personale delle Forze dell’ordine, deputate alla sicurezza del territorio, da quelle della difesa altrettanto importanti ma di diversa specificità, eliminando le promiscue operazioni di prevenzione tramite il personale delle forze armate”.

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