David Migneco – Brandt

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“La memoria degli uomini onesti si perpetua ricordandone l’opera, il pensiero, le parole.”

In questo momento di sconforto epocale, in cui la parola “crisi” fiorisce in ogni bocca, in cui la tentazione della rassegnazione è più forte che mai, la nostra generazione – quella dei trentenni

– deve riscoprire gli esempi, i buoni maestri a cui volgere lo sguardo per ricevere conforto, insegnamento, guida. Tra questi maestri noi abbiamo il privilegio di poter annoverare Paolo Borsellino. Dalla sua vita,

dalle sue parole possiamo e dobbiamo attingere la forza per cambiare, dando “… tutto ciò che è possibile dare, delle nostre forze morali, intellettuali e professionali per rendere migliore questa città e la Patria cui essa appartiene”.

Essi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ci hanno indicato la via, non con le parole ma con la forza dell’esempio, a noi tocca percorrere quella ia in cui il senso dello Stato, del dovere, del coraggio e della responsabilità individuale superano le differenze politiche, culturali e finanche umane. Ed è proprio quando lo sconforto e la tentazione alla rassegnazione incombono con maggior forza su di noi, che dobbiamo volgere lo sguardo ai Maestri della nostra generazione: non avevano forse loro più diritto di noi a lasciarsi prendere dallo sconforto, di rassegnarsi all’ineluttabilità delle cose? Eppure non lo hanno fatto. Piuttosto che rassegnarsi hanno preferito rinunciare prima alla loro libertà, scegliendo una vita da semi reclusi per sé e per le loro famiglie, e arrivando poi all’accettazione dell’estremo sacrificio pur di permettere a noi – che nel ’92 eravamo bambini – di vivere in un mondo più libero e più giusto.

Perché Paolo e Giovanni, così diversi ma così simili, sapevano che esistono Valori più alti, per i

quali a volte, è giusto sacrificare vita e libertà.

Perché continuino a vivere, perché l’Italia cambi, è sufficiente che noi seguiamo il loro esempio:

nella cabina elettorale, così come nella vita quotidiana.

 

Di admin

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