Oltre 22mila pratiche telematiche e almeno altrettanti contatti di consulenza allo sportello: un totale di oltre 40mila attività di assistenza previdenziale che finora è stata gratuita. Per non parlare del 40% delle pratiche per malattie professionali o infortuni sul lavoro sviluppatisi a Catania. È l’enorme attività passata dal 1° gennaio al 31 ottobre 2014 solo nelle sedi dei patronati Inas Cisl della provincia etnea. Un’attività preziosa che ha permesso anche di verificare 1300 pratiche pensionistiche e di ottenere per 800 di esse un adeguamento con maggiorazione dell’assegno.

 

Cifre che parlano chiaro di attività e servizi dei patronati che, però, in futuro, non potrebbero più essere garantiti se venissero confermati i tagli al Fondo dei Patronati, messi nero su bianco nella “legge di Stabilità”. Tagli che a Catania graverebbero particolarmente sulle fasce sociali più deboli come pensionati al minimo, disoccupati e famiglie monoreddito o in gravi difficoltà economiche. Un altro aspetto negativo è la possibile perdita di altri posti di lavoro: un controsenso rispetto agli annunci del governo Renzi.

 

Per contrastare questa misura che minerebbe seriamente la tenuta del sistema di welfare dell’Italia, i patronati d’Italia – Acli, Inas, Inca e Ital – riuniti nel C.E.P.A., hanno avviato una mobilitazione sia a livello nazionale che locale. L’obiettivo è anche sensibilizzare l’opinione pubblica e far comprendere al Governo e al Parlamento l’importanza di modificare immediatamente la proposta contenuta nella legge di stabilità.

Contro i tagli, dal 29 ottobre, è in atto una raccolta di firme per la petizione unitaria “No ai tagli ai patronati” che, in pochi giorni, ha già registrato migliaia di adesioni nella provincia etnea; il 15 novembre, anche a Catania, è stata indetta una manifestazione in piazza per informare i cittadini; poi, è stata ipotizzata anche una serrata degli uffici con altre manifestazioni di piazza.

 

«Quella del governo è una scelta scellerata – commenta Vincenzo Salanitri, direttore della sede catanese dell’Inas – che metterà in ginocchio la rete di solidarietà dei Patronati che rimangono l’unico welfare gratuito a favore dei disoccupati, dei pensionati, dei lavoratori, dei cittadini stranieri e degli italiani all’estero. Tutti loro, oltre a patire la crisi economica, si troveranno a pagare per un servizio oggi gratuito, con il rischio di dover rinunciare alle tutele previdenziali e assistenziali cui hanno diritto».

 

Per Rosaria Rotolo, segretaria generale della Cisl di Catania, «se il Governo vuole fare chiarezza e ridurre gli sprechi nel settore dei patronati, cominci a intervenire sulle situazioni di irregolarità e di faccendieri che sono numerose anche nel nostro territorio. Noi siamo una garanzia per il cittadino che si rivolge ai nostri sportelli, trova strutture regolari e assistenza di qualità. I tagli si ripercuoterebbero sui bisogni di tante persone che rischiano di dover pagare servizi che oggi i patronati offrono gratis».

Intanto, mentre l’Inps ha chiuso molti sportelli, l’utenza dei patronati e aumentata di più del 35%: nel 2013, in tutta Italia, sono state 14 milioni le persone assistite, di cui 4 milioni si sono rivolti all’Inas, che ha aperto 2 milioni e mezzo di pratiche. Un lavoro enorme, dunque, coperto solo per 1/3 dal fondo finanziato dai lavoratori: lo 0,226% dei contributi previdenziali, infatti, viene versato per assicurare tutele fondamentali anche a chi non può permettersele. Di più: i Patronati di Acli, Inas, Inca e Ital, grazie alla loro attività, garantiscono alla pubblica amministrazione un risparmio annuo di circa 600 milioni di euro.

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