Proprio qualche giorno fa la Camera ha approvato il divorzio breve. Una “svolta” per mettere la parola fine al matrimonio: in 12 mesi per la separazione giudiziaria e 6 mesi per quella consensuale.
Ma questa è una vera vittoria oppure non farà altro che svilire il senso di un’unione che ormai solo in pochi prendono seriamente? secondo i dati Istat, il numero dei matrimoni in Italia è in continuo calo. Ci si sposa di meno sia perché la situazione economica attuale inibisce molti giovani al pronunciare il fatidico “sì” al costruirsi una famiglia e per paura di non riuscire a mantenerla preferiscono o fare gli eterni fidanzati, ognuno a casa di mamma e papà, oppure rimanere eternamente single.
O ancora scegliere altre strade più “comode”, ad esempio, andare a convivere con l'”amata “, così da poter dividere le spese. Una soluzione ottimale, che non comporta gli stessi oneri e doveri di un’unione “regolare”.
Se la “coppia scoppia” risulterà più facile, alle prime difficoltà ed incomprensioni, fare le valigie e tirarsi dietro la porta.
Insomma un “vaffa” senza alcuni problemi, senza alcuna complicazione legale e nessun obbligo.
Questo perché i valori di una volta ormai non ci sono più, si cambia fidanzata o fidanzato come se fosse una camicia o un paio di scarpe; il senso della famiglia è quasi svanito.
Allora ci dovremmo chiedere se il divorzio breve, a questo punto, è veramente una vittoria o se non farà altro che fare prendere ancor più alla leggera quell’impegno che tanti anni fa i nostri genitori e ancor prima i nostri nonni hanno preso credendo veramente che fosse “per sempre”.
Oppure il divorzio breve riuscirà a fare realizzare il sogno di chi ha già fallito in precedenza ed ha avuto la fortuna di trovare l’anima gemella e con questa arrivare a dire finalmente “sì”?
Ai posteri l’ardua sentenza!