Nelle spiagge libere catanesi la bandiera della legalità è rossa: il mare della c.d. antimafia è agitato.
Povera legalità, povera antimafia.Ridotte ad inutili bandiere da tirare a destra e sinistra, senza ritegno, da politici, imprenditori, testate giornalistiche, ognuno per i propri interessi.
Senza troppi giri di parole: abbiamo seguito con attenzione la vicenda delle spiagge libere e riteniamo grave e preoccupante che il Comune abbia scelto di affidare la gestione ad una impresa che “vanta” tra i suoi dipendenti più di un soggetto accusato di gravissimi reati (peraltro relativi proprio ai parcheggi delle spiagge libere!).
E riteniamo ancor più grave la “difesa” del Comune che “da solo” avrebbe “avviato tante battaglie per la legalità in tanti settori” e che per questo “non accetta lezioni da alcuno, soprattutto in un ambito in cui ha fatto luce su tante zone d’ombra”.
Si tranquillizzi il Sindaco di Catania perché non è nostra intenzione dare lezioni di antimafia a nessuno, ma, allo stesso tempo, riteniamo che non si possa tacere di fronte a chi non perde occasione per agitare il vessillo della legalità che tutto copre o, all’occorrenza, vorrebbe coprire.
Ci chiediamo, con sincera curiosità, quali siano le luci che questa amministrazione avrebbe acceso su tante zone d’ombra della nostra città.
Non crediamo, infatti, che le luci a cui si fa riferimento siano quelle…dell’inaugurazione della “via degli artisti” insieme al gestore dell’Empire, quanto,piuttosto, quelle dei riflettori.
La legalità, però, non vive di luci, tantomeno riflesse nel passato di un Sindaco che ha avuto l’onore e l’onere di essere stato un Ministro degli Interni.E’ questo, che rende ancor più incresciosa questa vicenda.
E’ delle spiagge libere di una città che potrebbe vivere solo di turismo che si tratta. Di una città amministrata da un ex Ministro degli Interni che avrebbe il dovere e anche il potere di essere cauto e prudente, tanto più quando si tratta di appalti che hanno rilevanza non solo economica ma anche sociale.Si tratta delle spiagge libere di una città che anziché difendersi dalla c.d. zona grigia, sembra sempre scivolarci dentro, per caso o per negligenza, non importa.
Ai cittadini importa avere risposte ben più concrete di meri rimbalzi istituzionali, dal Comune alla Prefettura.
I cittadini, e noi siamo tra questi, prendono atto che le autorizzazioni comunali per la stagione balneare sono arrivate il 22 luglio (sic) e che tale increscioso ritardo è stato giustificato sventolando la martoriata bandiera della legalità (salvo poi scoprire che tra i dipendenti della ditta aggiudicataria ci sono soggetti accusati di gravissimi reati)’
Infine, con tutto il rispetto delle buone intenzioni della ditta aggiudicataria, per reinserire socialmente un soggetto dal passato o dal presente giudiziario come Orazio Buda, c’è tempo. Per reinserire socialmente Catania in un circuito politico-imprenditoriale di alto spessore “legalitario” invece, non c’è più tempo. E non sono ammessi errori.

Di admin

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