La Stanza dei ricordi, scritto da Lia Lo Bue, edito da Algra Editore, anno 2016, 105 pp., in copertina Dolores Silveira, Solo il ricordo (2015) . Si tratta di un libro autobiografico, ma prima di parlarne, è opportune anteporre alcune premesse intorno a questa tipologia di scrittura.

La biografia è spesso una forma di letteratura che racconta di qualcuno, associato a personaggi di indiscutibile notorietà: sia per meriti storici e artistici sia sociali. Pensiamo, ad esempio, ai grandi della storia tra i quali: Gandi, Mandela, che hanno creduto nel voler e poter cambiare il mondo, almeno sulla carta; ai Beatles: testimoni del cambio generazionale degli anni ’60; al premio Nobel Montalcini con le sue ricerche medico-scientifiche. Tutti personaggi che hanno contribuito al raggiungimento di molti obiettivi in vari campi del sapere umano .Spesso per queste ragioni, siamo tentati a leggere queste biografie per conoscere meglio il personaggio: affinché attraverso   la loro vita, possiamo coglierne qualche pezzo di saggezza, per applicarla, infine, alla nostra vita quotidiana.

C’è poi l’autobiografia intesa come una trasposizione da “album di famiglia” che viene tradotto in parole e arricchito da commenti; ma in questo caso, il libro biografico è utile solamente   a chi è legato affettivamente al quel contesto familiare, la temporizzazione. Infine c’è una tipologia biografica che chiamerei universalistica, quella cioè   che pur raccontando di sé, abbraccia la vita degli altri, offrendo attraverso il proprio vissuto, un pretesto per raccogliere frammenti della nostra vita e riviverli con l’arricchimento della consapevolezza del dopo. Ecco che entra in questa accezione il racconto di Lia LO Bue ne: “La stanza dei ricordi”. I protagonisti del   racconto sono tre: “la Professoré” (l’autrice) e due bidelli: il Sig. Librici e il Sig.Terrazzino, che l’accompagnano ad aprire una vecchia casa d’infanzia, ma la sua chiave non verrà trovata e ciò diventerà il pretesto, per la professoressa, di recuperare con la mente i ricordi di quella casa, di quella stanza, di quel luogo, Racalmuto e non solo. Tutto il racconto si sviluppa lungo la strada di ritorno, verso la scuola dove i nostri tre personaggi lavorano. La temporizzazione degli eventi raccontati è, apparentemente, sconnessa, stravolta dall’emotività che li sovrasta, ma solo in apparenza. L’’autrice segue un’altra logica, quella del cuore. I racconti si susseguono come in un   simpatico sketch a tre dove la protagonista parla a se stessa e parzialmente ai due bidelli, che le fanno da spalla, porgendole domande, ma ignari del percorso introspettivo, che lei stessa fa lungo il tragitto di ritorno. Nel racconto si inseguono gli odori della legna che brucia, dei tarallucci di Racalmuto e del pollo con le patate preparato dalla zia; ma quando il racconto diventa complesso, lo strumento cambia, da descrittivo ad onirico, mescolandosi tra l’immaginario e il vissuto. La comunicazione diviene così sempre più simbolica e universale, conducendo il lettore per mano verso il suo vissuto più intimo ed emozionale. In sintesi questo è il valore de “La stanza dei ricordi”.

Di admin

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Translate »