Abrogare i voucher, strumento utilizzato per spacciare come accessori od occasionali, attività che invece tali non sono. E abrogare le norme che limitano la responsabilità solidale negli appalti, e dunque impedire che ci siano differenze di trattamento tra chi lavora nell’azienda committente e chi in un’azienda appaltatrice o in sub-appalto. I due quesiti per il referendum popolare per il lavoro promosso dalla Cgil sono questi, ma stamattina, nel corso dell’ affollatissima assemblea generale allargata ai quadri, ai delegati ed alle categorie, a farsi testimoni della nuova battaglia del sindacato sono stati i lavoratori. In prima persona.
All’incontro sul tema: “Libera il lavoro. Con #2Si tutta un’altra Italia” coordinato dal segretario confederale Vincenzo Cubito, sono intervenuti, tra gli altri, il segretario confederale nazionale Nino Baseotto, il segretario regionale Saverio Piccione, e il segretario generale della Camera del Lavoro, Giacomo Rota. E poi il microfono è passato a tante donne e uomini seduti in prima fila al Palazzo della Cultura proprio per raccontare la loro storia personale e dare coraggio, affinché la battaglia per i diritti non sia fatta di slogan ma di azioni concrete. Tra loro c’era Valentina Borzì, ex operatrice del call center Qè di Paternò, che nei mesi scorsi, insieme ai colleghi, si è vista licenziare nell’ambito di una vertenza a dir poco singolare: “Da un giorno all’altro ci siamo resi conto che non avremmo più rivisto i nostri cinque stipendi arretrati e che saremmo stati licenziati, e non senza averci tenuto per mesi nel limbo. Dopo una stremante lotta sindacale siamo stati abbandonati da un’azienda che in Prefettura non ha dichiarato fallimento ma che, nonostante questo, non ci ha saldato né arretrati né TFR. E tutto ciò è avvenuto nonostante l’intimazione del viceministro. Ci chiediamo ancora oggi: come è possibile che in Italia avvenga tutto questo?”. Ovviamente la clausola sociale che avrebbe potuto salvare i posti di lavoro, non è scattata.
Applauditissimo anche l’intervento di Santo Sciuto, lavoratore TIM, la cui vertenza ( la grande azienda non appare in sofferenza, eppure sono già all’ordine del giorno cospicui tagli di stipendio) ha impegnato il segretario Baseotto in un appassionato incontro che ha preceduto l’assemblea. Per gli appalti nelle imprese di pulizia è intervenuto Davide Cannone, per il settore vigilanza Valerio Longo, per il Consorzio Bonifica, Emanuele Sciascia. Tiziana Scandura, lavoratrice Unicredit, ha invece ricordato che, a proposito di lotte e di diritti, anche la Cgil aderisce allo Sciopero internazionale delle donne per l’ 8 marzo.
È stato il segretario generale Rota a ricordare alla platea che la Cgil è alla sua prima scommessa referendaria in veste di proponente: “Dobbiamo rialzare la testa e puntare non ad un ‘voto di pancia’ , ma di testa e di cuore che arriva da cittadini consapevoli, che credono al lavoro ed ai diritti. Per questo in caso di vittoria segneremo un momento storico, che farà sentire il suo peso benefico anche nelle vertenze territoriali. Quando parleremo con sindaci e datori di lavoro, lo faremo da vincitori. E quando la segretaria Camusso si presenterà davanti al Governo, lo farà da vincitrice”. Anche il segretario regionale Piccione, ha insistito sul valore del Referendum e del suo significato da comunicare sin da subito nei luoghi di lavoro ma anche nelle piazze o in famiglia: “Con noi il Paese può vincere. Questa è una battaglia fatta nell’interesse dei cittadini”.
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Nino Baseotto ha chiuso i lavori dell’assemblea. Inevitabile il riferimento a Michele, il giovane trentenne suicidatosi stamattina per l’impossibilità di ottenere un’occupazione dignitosa. Ma anche a tutti quei casi sparsi per l’Italia, che la Cgil si sforza di raccontare ogni giorno, che parlano di voucher utilizzati per pagare lavori non saltuari e normalmente fondati sui contratti, come quello di Federica, bibliotecaria, costretta a presentare gli scontrini della spesa a fine mese per ottenere le sue 400 euro di “ stipendio”: “ Sono storie vere, e sono storie di tanti lavoratori e lavoratrici sfruttati e precari. Chiediamo al Governo di fissare la data in cui si voterà e in assemblea come questa in giro per l’Italia, discutiamo con i nostri delegati come gestire al meglio la campagna elettorale. Lo faremo ascoltando, parlando con milioni di italiani. Il tema di fondo è sempre il lavoro e il riportare in Italia la convinzione che lavorare non sia un problema ma una risorsa. Se questo non accadrà, – ha detto il segretario nazionale- il nostro Paese non andrà da nessuna parte. Compresi quel 40% di giovani italiani che al momento sembra non avere prospettive. La Carta dei diritti universali del lavoro resta la nostra idea di riferimento per regolare nuovamente l’occupazione, sia che si tratta di lavoro dipendente, che para subordinato ed autonomo”.
Intanto, sabato 11 febbraio si svolgerà la prima giornata nazionale della campagna referendaria, con iniziative organizzate, dalle 9 alle 12, in tutte le città d’Italia, con uno o più punti di presidio e volantinaggio; a Catania via libera ai primi banchetti di incontro, informazione e volantinaggio in alcuni luoghi chiave della città: appuntamento a Catania (Piazza Stesicoro e Piazza Europa) ad Acireale (Piazza Castello) e via dello Stadio (Adrano). Alle ore 12, palloncini con gli slogan dei quesiti referendari si alzeranno in volo.

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