Il loro prodotto interno lordo è sempre in crescita, sono il terzo produttore di greggio nell’area del Golfo, e sono molto interessati ai prodotti siciliani, soprattutto nel settore “food e beverage”.

Gli Emirati Arabi garantiscono già da tempo un buon interscambio con l’Italia, inclusa la nostra Isola. Se ne è parlato alla Camera di Commercio di Catania nel corso dell’incontro organizzato in collaborazione con la Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi – IICUAE di  Dubai. Il focus dell’evento è stata la “Presentazione Paese 2017, Opportunità di Business con gli Emirati arabi” . I lavori sono stati aperti da Roberto Rizzo, commissario della Camera, mentre le  relazioni sono state affidate a Mauro Marzocchi, segretario generale IICUAE (Italian Industry & Commerce in the UAE) (presentazione Paese ed opportunità di Business, Focus agroalimentare), e a Nicola Platania, Italian Representative IICUAE  (Main Land e Free Zone).

“Il sistema commerciale e finanziario degli Emirati attrae molti investimenti e tutti interessanti per le nostre imprese- ha detto Rizzo- e se questo accade è anche perché è fortissima la capacità di attrarre che inizia da un livello di tassazione molto  ridotto. Non si tratta però di una terra che non chiede nulla in cambio. L’ efficienza imprenditoriale è la prima necessità, il primo biglietto di presentazione”.

Anche il segretario generale Alfio Pagliaro sottolinea la forza del brand Italia negli Emirati: “Sono attivi circa duecento ristoranti italiani, che come sempre tengono alta la bandiera della nostra tradizione culinaria. Cosa potrebbero fare le imprese siciliane per attirare il più possibile il cliente arabo? Sicuramente assicurare la continuità e la quantità della fornitura. Purtroppo la qualità da sola potrebbe non bastare”.

A Dubai ad esempio, il mese di novembre è dedicato all’ “Italian Festival week” con i consueti focus sulle specialità italiane, risotti e aperitivi compresi.

“Con i loro nove milioni di abitanti, gli Emirati presentano un 80 per cento di espatriati che lavorano sul territorio- spiega Mauro Marzocchi –

Non è tanto una valutazione sociologica ma di business; vuol dire che i nostri riferimenti possono essere indiani, tedeschi o egiziani. L’emirato più ricco è Abu Dhabi, al centro del potere politico e finanziario, mentre il commercio  vive a Dubai . È un po’ come la differenza tra Roma e Milano. Le infrastrutture sono ottime, al terzo posto nel mondo”.

Quali sono i vantaggi concreti? Platania segnala “la libertà di commercio in tutti gli Emirati, nessuna restrizione in merito a registrazione o ad assunzioni, visti e requisiti legali, nessuna imposta societaria e flessibilità sulla scelta della sede”.

Difficoltà? Il contesto è molto competitivo.

E poi ci sono le Free Zone; le Zone franche sono state istituite negli Emirati per incoraggiare il commercio e gli investimenti esteri e già 330 imprese italiane vi si sono insediate.

Di admin

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