Servizio di Monica Colaianni – Una triste storia dove ancora una volta le vittime sono delle ragazzine minorenni. Sei adolescenti tra i 12 e i 15 anni (tre delle quali oggi di maggiore età ma all’epoca dei fatti ancora minorenni) abusate sessualmente.

Le povere vittime facevano parte dell'”Associazione Cattolica Cultura e ambiente” di Aci Bonacorsi, ed è proprio all’interno di questo luogo, che doveva essere un posto sicuro protetto, che avvenivano i continui abusi perpetuati da Pietro Capuana, il gestore della comunità visto come se fosse un “santone”.

CAPUANA Pietro Alfio
CAPUANA Pietro Alfio

Questa mattina a finire in manette oltre a Pietro Alfio Capuana (detenuto in carcere), anche le sue strette collaboratrici: Fabiola Raciti, Rosaria Giuffrida e Katia Concetta Scarpignato, tutte e tre agli arresti domiciliari.

GIUFFRIDA Rosaria
GIUFFRIDA Rosaria

Ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla violenza sessuale aggravata ai danni di minori.

RACITI Fabiola
RACITI Fabiola

 

L’indagine è stata avviata l’anno scorso, quando la madre di una delle minorenni (una ragazzina di 15 anni per l’esattezza) ha denunciato alla Polizia Postale di Catania i reiterati abusi sessuali subiti dalla figlia all’interno della congregazione religiosa “Associazione Cattolica Cultura e ambiente” di Aci Bonaccorsi (CT) fondata da Padre Cavalli, oggi deceduto, e gestita da anni da Pietro Capuana.

SCARPIGNATO Katia Concetta
SCARPIGNATO Katia Concetta

All’interno della Comunità, cui  fanno parte 5mila persone, vi erano delle regole ferree, con selezione di ingresso e un’organizzazione di tipo gerarchico dove ognuno aveva incarichi direttivi, tali soggetti venivano denominati “12 apostoli”, al vertice vi era Pietro Capuana. Inoltre era formalmente dedita alla vendita di prodotti agricoli coltivati dagli stessi adepti con proventi di migliaia di euro mensili, ma dietro questa facciata oggi sono stati portati alla luce gli orrori cui giovani fanciulle subivano da diversi anni: atti di violenza sessuale qualificati come azioni mistiche e spirituali, poste alle vittime come un qualcosa che aveva una valenza religiosa.

Al momento della denuncia la madre della giovane vittima ha consegnato uno smartphone in cui erano contenute conversazioni in chat, che si sono rilevate molto utili ai fini delle indagini. Dopo questa prima denuncia sono state identificate altre persone offese che, assunte a sommarie informazioni, hanno confermato gli abusi (talvolta risalenti negli anni), descrivendo lo stato di totale plagio esistente all’interno del gruppo, fondato su argomenti di carattere religioso (persuasione tanto forte da indurre anche alcune donne, madri di minori, a condurre consapevolmente le figlie all’interno del gruppo, nonostante le pratiche, ivi esercitate).

Le capillari investigazioni, sia di carattere tecnico (intercettazioni telefoniche), sia di natura tradizionale (appostamenti con rilievi fotografici) hanno consentito di accertare la sussistenza di una vera e propria associazione a delinquere, finalizzata alla violenza sessuale aggravata, composta dal Capuana (che fruiva delle prestazioni sessuali), a da  Raciti Fabiola, Scarpignato Katia e Giuffrida Rosaria.

Le tre donne si occupavano stabilmente di reclutare le minori da sottoporre alle pratiche sessuali, vincendone le resistenze, convincendole che i rapporti con Capuana  non erano atti sessuali, bensì atti di “amore pulito” , “amore dall’alto”. Venivano organizzati dalle stesse dei veri e propri “turni” delle bambine presso l’abitazione dell’uomo, durante i quali le minori, oltre ad attendere alle svariate necessità dell’indagato (lavarlo, vestirlo, pulire la sua abitazione, ecc.), dovevano soddisfare anche le sue richieste sessuali, talvolta anche in gruppo.

Le vittime, inoltre, erano costrette a sottoscrivere delle lettere in cui dichiaravano il loro amore per Capuana, dichiarandosi espressamente consenzienti alle sue richieste sessuali. Allorquando le minori esternavano dubbi o non aderivano alle richieste dell’uomo e delle sue collaboratrici venivano tacciate di essere prive di fede in Dio e, talvolta, anche multate, con obbligo di pagamento di somme di denaro.

Gli abusi venivano consumati oltre che all’interno dell’abitazione del Capuana, anche all’interno del cosiddetto “cenacolo”, luogo ove la Comunità si riuniva con cadenza settimanale per riunioni su argomenti religiosi, in occasione delle quali l’uomo faceva delle “locuzioni” religiose, proclamandosi la reincarnazione di un Arcangelo. Dopo questi “cenacoli”, spesso venivano organizzate delle feste dove partecipavano anche le minori; in queste occasioni Capuana si comportava in maniera ambigua anche dinanzi ai genitori delle giovani: danzava con loro, le stringeva, le baciava in bocca. Gesti questi celati sempre come atti “spirituali”.

Nel corso delle perquisizioni locali ed informatiche è stato rinvenuto numeroso materiale cartaceo ed informatico, tra cui moltissime delle lettere redatte dalle giovani, nonché il “registro” con gli elenchi nominativi di migliaia di adepti.

Una vicenda questa che perdura da oltre venticinque anni e non si esclude che le vittime abusate, ancora non accertate, siano numerose.

Di admin

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