Di Monica Colaianni – Catania – Venerdì 2 Aprile i ristoratori catanesi sono scesi in Piazza Università per protestare contro le chiusure imposte dal Governo. Un’ennesima protesta per una situazione ormai diventata insostenibile. I ristoratori hanno detto basta e domani 7 Aprile riapriranno i loro locali.

“Questa e l’ennesima protesta che noi ristoratori abbiamo organizzato non solo a Catania ma in tutta Italia”, dice Roberto Tudisco ristoratore e coordinatore del Movimento Ristoratori Siciliani. “Siamo il capro espiatorio, hanno cercato di prenderci in giro con il ristori che non sono neanche indennizzi ma una vera e propria elemosina. Con il Governo Draghi speravamo che qualcosa cambiasse ma purtroppo non è stato così, perché nella maggioranza di Governo sono rimaste le stesse persone del Governo precedente. Questo Governo non è più legittimo. Noi ristoratori ci siamo stancati! Anche se siamo chiusi i contagi salgono ugu

almente; noi non possiamo aprire ma tutte le altre attività sono aperte. Chiediamo le dimissioni del ministro Speranza e del CTS. Da giorno 7 apriremo le nostre attività non solo a Catania ma in tutta Italia. Non possiamo continuare così, non possiamo più pagare gli affitti, le utenze, che presto taglieranno sia nei nostri locali sia nelle nostre abitazioni. Andremo a Roma a protestare e a far valere le nostre ragioni”.
Alla manifestazione hanno partecipato ristoratori provenienti da diverse parti delle Sicilia, come Fabrizio Messana, ristoratore di Siracusa, “Noi siamo gli unici a pagare il prezzo di questa situazione, – dice – insieme ad altri che sono rimasti chiusi durante questa pandemia, pur riuscendo a fare rispettare le regole noi dobbiamo stare chiusi. Giorno 7 riapriremo i nostri ristoranti, riapriremo le nostre cucine, poi si vedrà se arriveranno i verbali sarà coscienza delle autorità e dell’operatore di polizia o sanitario capire che forse abbiamo anche ragione o decidere se contribuire alla morte di questo settore”.
Chiara Giuffrida ristoratrice di Catania, ribadisce: “è una situazione un poco apocalittica perché noi siamo sempre stati l’olio di un meccanismo, che si chiama partita IVA, che dà lavoro non solo ai nostri dipendenti ma anche a tutta la filiera alimentare. Mi chiedo se i ristoranti, i bar, i B&B, i centri scommesse, le palestre, non lavoriamo, come fa tutto il sistema ad andare avanti? i figli di questi padri come fanno ad andare avanti?” “ Nel mio locale – continua Chiara Giuffrida – siamo in dieci, dieci persone che non hanno neanche avuto la cassa integrazione, mancano i ristori che per me sono solo una resa in giro, perché ci devono dare gli indennizzi. Ci devono fare aprire! Dobbiamo lottare, dobbiamo andare a Roma e dobbiamo aprire tutti i giorno 7.”
“Io sono una distributrice anzi un ex distributrice. – dice Luisa Romeo – Noi siamo imprenditori, diamo lavoro, paghiamo le tasse. A Bologna i ristoratori hanno bloccato la tangenziale cosi come a Bari ma i tg non ne hanno parlato allora sorge il dubbio che c’è qualcosa che non va. Andremo a Roma a fare sentire la nostra voce, le nostre ragioni”.

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