randazzoI Carabinieri della Compagnia di Randazzo hanno eseguito otto ordinanze di custodia cautelare – cinque in carcere e tre agli arresti domiciliari – emesse dall’Ufficio del GIP presso il Tribunale di Catania su richiesta della Procura della Repubblica di Catania – Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di altrettanti soggetti legati al clan mafioso dei “Ragaglia”, operante in Randazzo e zone limitrofe, ai quali sono contestati a vario titolo i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, furto, estorsione, usura e sequestro di persona; si tratta di un’associazione criminale armata legata alla famiglia catanese dei “Laudani” meglio nota come dei “Mussi ‘i ficurinia”, dedita a delitti contro la persona e il patrimonio, tutte attività finalizzate all’arricchimento del sodalizio, al controllo del territorio e all’acquisizione, controllo e gestione del tessuto economico locale.

Le indagini hanno avuto inizio nell’anno 2011 e si sono protratte sino al 2013, mesi in cui i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile hanno monitorato, con indagini tecniche e di tipo tradizionale, le attività del sodalizio criminale e dei suoi associati. Le risultanze investigative hanno confermato in pieno la vitalità e l’operatività del clan, articolato nella classica struttura organizzata e verticistica il cui ruolo apicale è esercitato da RAGAGLIA Claudio, classe ’69, chiamato dagli altri sodali “Il Direttore”, affiancato nell’attività di direzione dai fratelli Antonino Salvatore, classe ’62, e Michele, classe ’60, quest’ultimo figura sempre più influente tra le fila del clan, collaborati da CARTILLONE Giuseppe, classe ’72, ROSTA Francesco, classe ’42, MINISSALE Giuseppe, classe ’63, e VIRGILIO Luigi, classe ’81, tutti raggiunti dalla contestazione di cui all’art.416 bis c.p.

arrestati-randazzo2arrestati randazzo1Il G.I.P. ha invece applicato la misura degli arresti domiciliari agli indagati LO CASTRO Samuele Rosario, classe ’85 (già detenuto per altra causa presso la Casa Circondariale di Palermo), SAPIENTE Antonio Salvatore, classe ’66 e ROMBES Paolo, classe ’57, che hanno assunto un ruolo attivo in favore dell’associazione mafiosa concorrendo nelle condotte usurarie e nella conseguente condotta di recupero forzoso dei crediti, nonché rendendosi responsabili di furti e di condotte estorsive caratterizzate dal c.d. metodo del “cavallo di ritorno”.

Le indagini hanno permesso di evidenziare il tentativo del gruppo criminale di assumere il controllo del territorio, oltre che col controllo di ogni attività illecita anche mediante l’accurata gestione dei rapporti con altri gruppi criminali limitrofi.

La forza intimidatrice del clan, specie in occasione del recupero delle somme concesse ad usura, si è manifestata con particolare violenza, tanto che, in uno degli episodi contestati, la vittima veniva sequestrata, obbligata a salire in auto e, una volta condotta in un casolare, legata, picchiata e minacciata di morte con una pistola.

I riscontri investigativi, caratterizzati anche da attività tecniche di intercettazioni ambientali e telefoniche, hanno permesso di ricostruire minuziosamente i ruoli e il vissuto criminale del clan, evidenziando anche la particolare accortezza degli associati nell’evitare i controlli delle forze dell’ordine.

Sono attive le ricerche degli altri due destinatari della misura cautelare.

 

 

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