Nel corso dei 14 giorni che il Governo ha impiegato per trasformare la bozza (28 ottobre) nel testo ufficiale inviato alla Camere per l’approvazione, il quadro della scuola è rimasto desolante: si è deciso di non investire.
Una scelta profondamente sbagliata a cui si aggiunge un modo di precedere inedito: per dare risorse al sistema scuola bisogna dire, non solo che chi li prende li merita, con dedizione, ma anche che gli altri sono degli inetti ed è giusto non dargli nulla – denuncia il segretario generale della Uil Scuola.
Una considerazione pubblica, ufficiale, inserita in un documento dello Stato – precisa Turi, relazione tecnica di accompagnamento alla legge di Bilancio – dove si spostano risorse come in un gioco di scacchi, a parità di spesa, facendo cadere rovinosamente questa o quella pedina.
Andiamo al punto: per retribuire l’indennità di posizione dei dirigenti scolastici viene attuata una distrazione di fondi prelevati dal capitolo di spesa per la valorizzazione del personale docente. Si leva ai docenti per dare ai dirigenti: venti milioni di euro destinati al fondo dei dirigenti. Fondo che – spiega Turi – andava giustamente integrato, ma con soldi aggiuntivi. La giustificazione della scelta è stata trovata nel modo peggiore, nelle tre cartelle, della relazione politica di accompagnamento alla Manovra.
Esattamente: «le funzioni dei dirigenti scolastici, esaltata la complessità del profilo ed acclarato l’isolamento professionale in cui operano».
Tradotto: i collaboratori di presidenza, direttori amministrativi, assistenti amministrativi, sarebbero figure incapaci di fornire un adeguato supporto operativo sotto ogni aspetto.
Si apre una questione politica che poniamo al ministro che – sottolinea Turi – o prende le distanze e solleva dagli incarichi chi ha scritto quelle note o ne dovrà valutare le conseguenze direttamente.
Diversamente, in questo clima, sarà molto difficile se non impossibile avviare le trattative per il rinnovo del contratto di lavoro, ed anche sostenere i livelli relazionali con i lavoratori della scuola ignorati nei diritti elementari, vessati nelle legittime aspettative ed ora avviliti anche sul piano professionale.
Fuori dalla narrazione delle risorse miliardarie dei fondi del Recovery che non sfiorano nemmeno il personale, tocca al Ministro Bianchi non solo tutelare gli interessi della scuola pubblica italiana, ma anche l’integrità morale dei lavoratori peggio pagati d’Europa, e ora anche denigrati dalle tecnocrazie ministeriali.