Di Monica Colaianni – Presso la base aerea di Sigonella, sede del 41° Stormo Antisom, da qualche mese stazionano i velivoli MQ-1C “Predator A+” e MQ-9A “Predator B” dell’Aeronautica Militare, appartenenti al 28° Gruppo volo del 32° Stormo di Amendola che, per motivi di ristrutturazione della pista, ha distaccato – temporaneamente per cinque mesi circa – i propri Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR) unitamente ad una parte degli equipaggi e del personale tecnico. Da Sigonella tutte le relative attività operative ed addestrative del 28 Gruppo volo. Il Predator è impiegato dall’Aeronautica Militare per svolgere missioni di ricognizione, sorveglianza e acquisizione obiettivi. Il velivolo ha un’apertura alare di oltre 20 metri, una velocità superiore ai 400 Km/h e una capacità di volo a media e alta quota.

Noi de “Il Fatto Web” abbiamo intervistato il responsabile di tale distaccamento, per capire come funziona questo velivolo di nuova generazione.

 

Tenente quali sono le caratteristiche del Predator?

“Il Sistema Predator – dice il Tenente Pilota velivoli Predator del 28° Gruppo del 32° Stormo dell’Aeronautica Militare di Amendola – si compone del velivolo, dell’ equipaggiato con un motore “Turboprop” ad alte prestazioni; della Ground Control Station (G.C.S.), stazione di controllo a terra che grazie ad un collegamento satellitare può controllare il velivolo durante le operazioni anche a centinaia di chilometri di distanza e della la Exploitation Data Station (E.D.S.), dove vengono analizzate in tempo reale le immagini ricevute dal velivolo e, attraverso un nodo di telecomunicazioni, vengono trasmesse agli utenti operativi”.

“Bisogna far presente – continua il Tenente Pilota – che il Predator non è un velivolo armato anzi grazie alle sue caratteristiche di autonomia, velocità, persistenza e raggio d’azione, unite ai bassi costi di esercizio, rendono il Sistema uno degli strumenti migliori per il controllo dei confini. È un sistema all’avanguardia che comunque è sempre guidato dall’uomo e che presenta diversi vantaggi, ad esempio garantisce una grande autonomia di volo, permettendo di ottenere elevate prestazioni sia nella condotta di intelligence, sorveglianza, acquisizione di obiettivi e ricognizione e sia, in ambito marittimo e terreste, nell’ambito di operazioni di pattugliamento, ricerca e soccorso. I Predator B dell’Aeronautica Militare sono in grado di assolvere un’ampia gamma di compiti dimostrando elevate doti di flessibilità, versatilità ed efficacia.”

Il pilota del Predator deve avere delle caratteristiche particolari? Qual è il percorso che si deve seguire per diventare piloti di questi velivoli?

“Il pilota del Predator è un pilota militare che ha seguito in accademia, dei corsi di complemento o presso l’Aeronautica Militare o presso l’Air Force, successivamente viene collocato in altri reparti convenzionati per maturare una certa esperienza e in fine viene impiegato presso il predator” .

Ci può spiegare cosa avviene all’interno della stazione di controllo?

“All’interno della stazione di controllo, che è una vera e propria cabina di pilotaggio posta a terra, collegata tramite antenne e ricevitori in grado di comunicare con il velivolo anche via satellite, troviamo i quattro membri fondamentali dell’equipaggio: il pilota, l’operatore dei sensori di bordo, il supervisore della missione e il manutentore elettronico. Ognuno di essi ha delle funzioni specifiche del background di formazione differenti. Il pilota è il responsabile della missione; come ho già detto, è un pilota militare che proviene dai corsi dell’Accademia o dai corsi di complemento, questi ha svolto un corso per diventare pilota militare presso l’Accademia di Galatina a Lecce o all’estero presso l’Air Force, poi successivamente viene inviato a reparti convenzionali per maturare esperienza e in fine viene impiegato presso il sistema Predator. Oltre al pilota c’è l’operatore dei sensori di bordo, che è un sottufficiale qualificato SOIS, vale a dire Supporto Operativo Informazioni e Sicurezza qualificato intelligence o come analista dati ed immagini. È lui che gestisce il sensore di bordo del velivolo che è il motivo d’essere di questo sistema. I sensori elettro-ottici, infrarossi e radar posti sotto la fusoliera, permettono capacità di osservazione e di rilevamento uniche, in grado di operare anche di notte. Il sensore radar ad apertura sintetica, in particolare, consente, con ogni condizione di tempo, la capacità di ottenere immagini ad alta definizione. Vi è una sinergia tra l’operatore di bordo e il pilota: mentre l’operatore gestisce il sensore di bordo, il pilota colloca il velivolo rispetto all’aria che stiamo sorvegliando e rispetto a ciò che stiamo osservando. Nel momento in cui c’è un avvistamento, in conformità a ciò che ci era stato richiesto dalle autorità competenti, il supervisore della missione comunica l’informazione all’esterno della Base di Controllo quindi fa da tramite tra la Base operativa interna e l’esterno e vale a dire a una cellula analisi dove sono stanziati ufficiali qualificati, come analisti dati e immagini, che estrapolano le informazioni riprese dal sensore di bordo e dalla sala operativa di comando e controllo. Quest’ultima svolge poi tutte le operazioni del caso in base alle missioni che sta svolgendo. Altro membro dell’equipaggio è un tecnico che tiene sotto controllo l’avionico, vale a dire il manutentore elettronico, e i sistemi di comunicazione tra la sessione di controllo e il velivolo”.

Con il comandante del 41° Stormo Antisom, Colonnello Pilota Vincenzo Sicuso ci siamo soffermati sulla questione di come il Predator può essere di supporto alla operazioni che quotidianamente si svolgono presso la Base di Sigonella .

“Tutti i giorni pattugliamo il Mediterraneo e spesso ci incontriamo e scontriamo con diverse emergenze, tra queste anche l’avvistamento dei barconi di immigrati. Il Predator non fa altro che complementare un sistema fatto per scoprire e supportare all’occorrenza; ha dato il proprio supporto pattugliando le coste, le nostre acque territoriali e, di fatto, aiutando l’Atlantic, che vanta di ben quarantatré anni di carriera, nel suo compito. Il predator è un sistema moderno e affidabile e soprattutto persistente che ci permette di rimanere più di venti ore in aree di operazioni, ha dato il suo contributo supportando una necessità del Paese. La Base Aerea di Sigonella opera a 360 gradi pattugliando quella parte di mare, la cui competenza è italiana, affinché tutto sia sotto controllo e pronta ad intervenire nel caso in cui si presenti la necessità”.

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