Nunzio Minissale – Della missione romana che ha coinvolto nei giorni scorsi il sindaco del comune etneo Calanna, che a capo di una delegazione ha incontrato il Sottosegretario per garantire la sopravvivenza del Punto nascite del presidio, abbiamo dato già notizia. Purtroppo, problemi di ben più immediata natura affliggono la struttura: è infatti di ieri la notizia di un nuovo guasto alla TAC, strumento indispensabile per poter fornire una precisa analisi sia in caso di emorragie interne, sia in caso di problemi cerebrali, spesso causati anche da ictus. Uno strumento basilare in qualsiasi ospedale, e specialmente in uno con un’ utenza così vasta come quello brontese, che fornisce assistenza a circa 50000 persone sul versante nord-ovest etneo e sui Nebrodi. L’apparecchio, un modello vetusto che, in realtà, dovrebbe essere in pensione da anni, sostituito magari da un macchinario più efficiente, non è nuovo a problemi di funzionamento: l’ultimo, in ordine di tempo, nel Luglio scorso, quando era rimasto fermo ai box per 20 giorni, costringendo il personale medico a trasportare tutti i pazienti che necessitino del trattamento o a Paternò o a Biancavilla, con un dispiego di uomini e mezzi elevato e un costo, in tempo e denaro, non indifferente.

Dopo le tempestive segnalazioni, non si è fatta per fortuna attendere la risposta degli organi competenti: L’Asp 3 di Catania, mediante un comunicato stampa, ha assicurato che i tecnici sono già al lavoro per capire l’entità del guasto, in modo da riportare la situazione alla normalità nel minor tempo possibile, stimato in una settimana.

Il problema di fondo però rimane: può un presidio posto in una posizione così strategica non essere dotato di un macchinario efficiente, moderno, preciso? Può essere considerata “normalita” una situazione del genere? Un quesito che farebbero bene a porsi coloro che gestiscono il sistema sanitario dell’ isola.

Di admin

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