Di Monica Colaianni – In questi mesi tante sono state la polemiche e le fervide lotte da parte dei sindacati (e non solo) per dire no alla “Buona Scuola” di Renzi, ma il Governo imperterrito è andato avanti con il suo progetto approvando e mettendo subito in atto la legge 107; ora si attende il fatidico concorso, il cui bando slitta di mese in mese.  Abbiamo affrontato questi argomenti con  il Segretario provinciale della Uil scuola Catania, Salvo Mavica.

“Di tutto si può parlare tranne che di buona scuola! È Una legge che è stata imposta, non si può parlare di democrazia quando le cose vengono calate dall’alto senza tenere conto delle tante manifestazioni che abbiamo organizzato, delle proposte fatte, delle firme raccolte per dire no ad una legge che non funziona! I problemi si risolvono se e in quanto vengano riconosciute le “persone”,” i cittadini”, anteposti alle pastoie burocratiche, alla svalutazione della professione di docente, alla vera missione della docenza. Con questa legge il governo vuole unilateralmente modificare il rapporto di lavoro dei docenti e questo non funziona, inoltre vi è il pericolo, anzi la conferma, che si inasprisce il rapporto tra dirigenti scolastici e docenti atteso che di mezzo vi sono due elementi essenziali ineluttabili e cioè la libertà d’insegnamento e quella professionale; stiamo assistendo a una liquefazione della dignità personale di chi insegna e proprio nel rapporto che si istaura con gli alunni, perché la cosa essenziale della scuola pubblica è la formazione degli alunni che vi può essere solo se la scuola è coesa. La scuola funzionava bene occorreva fare solo qualche aggiustamento, ma dalla 107 è scaturita una forma di lite sociale ingenerata politicamente; una lite sociale che si innescata anche tra gli stessi docenti proprio per il fatto che hanno voluto ancorare l’approvazione della legge alle immissioni in ruolo e questa scelta è stata gravissima. .Nelle pieghe della L.107 affiorano tutte le criticità di un’idea che non combacia con l’assunto costituzionale”.

“Non possiamo e non dobbiamo permettere che, ad uno ad uno, siano sbriciolati i principi inculcatoci nel nostro percorso formativo professionale: uguaglianza, giustizia, libertà, esercizio di vera democrazia, formazione degli alunni.

Alla fine esigiamo il rispetto, l’ esercizio pieno dei doveri  e il riconoscimento dei diritti in quanto tali e non soggetti alla volubilità di terzi, Ministri, parlamentari, politici che siano”.

“Una scelta quella della legge 107 – conclude il segretario provinciale – che abbiamo sempre ritenuto sbagliata e, ribadisco, con profili di incostituzionalità palesi, in quanto lede la libertà di insegnamento e riduce, fino ad annientarlo, il pluralismo professionale, in una parola un condizionamento pesante che leva ossigeno alla scuola e al bisogno di libertà che in essa si deve respirare”.

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