Nello stesso luogo dove sorgeva il Teatro Rosina Anselmi oggi attuale sala conferenze “Concetto Marchesi” del Palazzo della cultura a distanza di cinquant’anni Santi Consoli, con l’aiuto di immagini inedite e reperti fotografici d’epoca, tra emozioni, ricordi, batticuori e numerosi aneddoti, ha raccontato la Sicilia e la Catania di ieri e di oggi legata indissolubilmente alla sua personale storia di artista e a quel luogo magico che è il palcoscenico.

Un compleanno particolare i suoi “50 anni in 90 minuti– cosa ho fatto, con chi l’ho fatto, quando l’ho fatto, perché l’ho fatto”, evento culturale patrocinato dal Comune di Catania, dalla FITA, e dall’Associazione Premio Scena, diventato un vero “One Man Show” in cui il presidente regionale della Fita, Federazione Teatro Amatoriale Italiano, giunto al terzo mandato, non si è limitato a ripercorrere i momenti più importanti della sua carriera di attore, regista e presentatore passando per il decennio di conduzioni de “La Festa della montagna” di Linguaglossa, presentata anche al fianco di Nuccio Costa, fino ad arrivare alla Compagnia Teatrale Siciliana di Carlo Mangiù diventata poi PremioScena, ai numerosi ruoli cinematografici e televisivi ma ha analizzato in modo diretto e senza troppi indugi la vita culturale catanese.

“Odio le autocelebrazioni e non è mia intenzione che questa festa lo diventi– dichiara Santi Consoli alla presenza di Carmelo Pace, presidente nazionale Fita, Enzo Zappulla, presidente Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano, e Sarah Zappulla Muscarà, ordinaria università di Catania, e di una sala gremita e partecipe – ma oggi con una storia artistica lungo mezzo secolo e aver lavorato accanto a grandi professionisti, fra i tanti, come Michele Abruzzo, Mario Scaccia, Lea Padovani, Leo Gullotta e Natale Napoli ed aver dato spazio e voce al Teatro anche quando le Istituzioni nel corso degli anni non si preoccupavano di alimentare la cultura posso permettermi di dire che tutto quello che ho costruito ha preso vita grazie ad una folle incoscienza mista a tanta passione senza ricevere alcun tipo di aiuto da parte di nessuno”.

Non sono mancati i ricordi al padre Giuliano, colpevole di aver trasmesso il virus del Teatro, e i riferimenti alla vicenda umana e professionale legata alla mancata promessa lanciata dal Comune di Catania durante la conferenza “Pupi e Pupari”, sostenuta dall’Accademia di Belle Arti, dall’Assostampa – sindacato unitario dei giornalisti italiani e dalla giornalista Elisa Guccione. “Sapevo bene che ai Napoli non sarebbe stato dato il Teatro Stabile dell’Opera dei Pupi delle Ciminiere – incalza Santi Consoli – e allora come oggi qualora venga ridato ai Maestri pupari catanesi la struttura sono disposto ad inginocchiarmi sui ceci davanti a piazza Duomo e spero che tutto ciò possa avvenire al più presto”.

Non si è preoccupato di suscitare antipatie durante la sua carriera ma ha sempre preferito rimanere se stesso rinunciando, a volte, anche a qualche possibile sostegno o aiuto nella realizzazione dei numerosi concorsi teatrali come il Premio Scena o il Premio Musco pensati con il solo scopo di aiutare il mondo di tutti i teatranti di cui si fregia orgoglioso di farne parte.

“Ho scelto di festeggiare con Santi Consoli – racconta Carmelo Pace – e non presenziare alla finale del Premio Maschera d’Oro di Vicenza, per la grande rettitudine professionale e morale di quest’uomo che ha anteposto il teatro davanti ai personali interessi”. Enzo Zappulla e Sarah Zappulla Muscarà aggiungono: “Ogni avventura nata al suo fianco è sinonimo di rischio, perché non è sicuramente facile realizzare tutti gli ambiziosi progetti di quest’uomo con il vizio del palcoscenico, ma anche di grande soddisfazione culturale e siamo lieti di poter continuare insieme l’avventura del Premio Musco e tante numerose iniziative legate al mondo del teatro e dell’arte in generale”.

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