Irriverente, sboccato e quasi pornografico, questi gli aggettivi con cui prima della pièce “Micio Tempio. Vietato ai minori”, nata da un’idea di Piero Lipera, diretta da Rosario Minardi e Marco Tringali e prodotta dall’associazione culturale “Le Nuove Muse” di Giusi Manna e Simona Di Bella, si pensava a Domenico Tempio il poeta etichettato solo come il cantore catanese dell’eros.
L’operazione culturale dell’Associazione “Le Nuove Muse” accolta con favore dalla critica e dal pubblico sin dal primo debuttodi settembre di quest’anno e da dicembre in un tour teatrale che tocca le maggiori città dell’isola per poi affrontare le platee nazionali si pone l’obiettivo, ben riuscito, di riabilitare la figura dell’intellettuale catanese a tortodimenticato non solo dalla memoria dei suoi concittadini ma anche dagli ambienti accademici che non hanno avuto tempo o voglia di studiarlo adeguatamente, facendo in modo che l’impegno nel denunciare le ingiustizie, gli abusi del malgoverno e gli eccessi della nobiltà sulla povera gente volutamente abbandonata nella sua ignoranza venisse spazzato via o ricordato solamente da una piccola elitaria cerchia di studiosi.
Il pubblico del Metropolitan, generoso negli applausi e partecipe sin dalla prima battuta, premia l’impegno del cast capitanato da un ottimo Angelo Tosto, da tempo padrone del palcoscenico, nei panni del combattivo poeta, ed un eccellente e credibile Giuseppe Castiglia senza permettere che la popolarità e la gestualità con cui siamo abituati a conoscerlo soffochino il doppio ruolo del narratore e del principe Biscari interpretato sulla scena, e da una spumeggiante Rossana Bonafede negli ironici e graffianti ruoli della prostituta Rosa e della baronessa, Laura Toscano la compagna di Micio Tempio, Antonio Caruso, Gambino, Santo Santonocito, Ardizzone e il gruppo del Teatro degli Specchi (Lara Marta Russo, Antonio Starrantino, Giovanni Bonaventura, Raimondo Catania, Seby Cantarella, Giusy Allegra Filosico, Grazia Ercolano, Carolina Pulvirenti, Danilo Puglisi).
Un coinvolgente atto unico, arricchito dalle musiche dal vivo dei “Beddi musicanti di Sicilia” (Mimì Sterrantino voce, chitarre, armonica a bocca, mandolino; Davide Urso voce recitante, tamburi a cornice, marranzano, mandolino; Giampaolo Nunzio voce, organetto, zampogna, friscalettu, fiati, marranzano, fisarmonica; Pier Paolo Alberghini contrabbasso; Francesco Frudà chitarra classica; Alessio Carastro percussioni), capace di raccontare la Catania “civitota” di fine 700 e inizio 800 scissa tra finto perbenismo e ignoranza dilagante del popolo catanese, la vita romanzata di uno dei figli della nostra città da sempre avvolta da un alone di affascinante leggenda.
L’adattamento teatrale a firma dei registi Rosario Minardi e Marco Tringali, coadiuvati nella direzione dello spettacolo da Donatella Marù, (assistente alla regia), e Stefano Gambino (direttore di scena), offre allo spettatore moderno una rilettura reale e allo stesso tempo romantica della vita di Domenico Tempio che si muove tra rivoluzioni incompiute, impotenza per il futuro della sua Catania, l’amicizia con il principe Biscari compagno massone fino al drammatico momento del trapasso avvenuto tra i suoi versi e nel ricordo della donna amata. Un ritratto intimo e sincero che ridà a Micio Tempio, l’uomo che mise d’accordo plebe e nobiltà tra versi erotici e impegno sociale, il giusto ruolo di letterato al pari di Dante e dei più grandi intellettuali italiani.