CATANIA – Presentata ieri mattina una nuova pagina di lotta alla povertà e all’esclusione nel cuore dello storico quartiere San Berillo di Catania, che oggi con la crisi sociale e lavorativa dovuta alla pandemia assume un valore ancora più grande.

La cornice è quella di Palazzo De Gaetani – immobile storico ma soprattutto testimone sopravvissuto allo sventramento del quartiere di San Berillo a Catania – tornato a nuova vita, grazie ad un cantiere durato 13 mesi. L’ottocentesca dimora che un tempo fu signorile, e in seguito lasciato al degrado e all’abbandono al pari di tanti altri immobili del quartiere, è stata infatti trasformata in uno stabile bello e accogliente e ospita già 4 persone in emergenza abitativa, selezionate da un team di esperti, che hanno iniziato un percorso, che comprende non solo la sistemazione in un appartamento dignitoso, ma anche la chance di fare tirocini formativi e acquisire una autonomia abitativa. Presto gli ospiti, come da progetto, diventeranno 9.

Una storia di cambiamento già in atto realizzata grazie al progetto contro la povertà abitativa “Sottosopra: Abitare Collaborativo”, il cui pieno avvio delle attività è stato raccontato stamani nel dettaglio dai nuovi ospiti della struttura e dalle associazioni, istituzioni e aziende partner.

L’intervento è realizzato da Oxfam Italia, in partenariato con Trame di Quartiere, Diaconia Valdese, Sunia Catania, Impact Hub e Comune di Catania, grazie al sostegno di Fondazione con il Sud e di Ikea Italia che ha donato arredi e allestimenti nell’ambito dell’iniziativa “Un posto da chiamare casa”.

Un percorso verso l’autonomia degli ospiti
Ciascuno dei 9 ospiti della struttura avrà la possibilità di essere accompagnato progressivamente verso una nuova autonomia. Per ogni percorso ultimato ne seguiranno infatti altri diretti al medesimo obiettivo, in collaborazione con i servizi sociali che segnaleranno agli operatori le persone senza casa e senza mezzi che potranno essere inserite nel progetto. Un circolo virtuoso che potrebbe anche continuare a lungo sé le parti coinvolte riusciranno a tenere sempre alta l’attenzione sul quartiere e sulla sfida cruciale rappresentata oggi dall’housing sociale.

I “nuovi abitanti” che mano a mano verranno individuati e coinvolti nel progetto ridisegnando le proprie abilità, potranno quindi alla fine del percorso lungo 12 mesi (più eventuali altri sei), ritenersi in grado di affittare una nuova casa con mezzi propri seppure aiutati nella ricerca e nel mantenimento di un alloggio adeguato.

La testimonianza degli ospiti e l’impegno delle associazioni promotrici
Stamattina è stato possibile visitare anche i nuovi alloggi e la messa a nuovo degli spazi comuni e di relazione tra gli ospiti. Nel corso dell’incontro, a fare da portavoce dei primi ospiti di “Sottosopra”, è stato il ventenne Leonard Hope, originario della Nigeria

“Il primo impatto è stato strano, non sapevo cosa aspettarmi dall’alloggio, dal quartiere. Dopo i primi tre giorni ho capito che avrei potuto trovarmi bene – racconta – Da tre settimane sto partecipando inoltre a un tirocinio in una Villa per ricevimenti Aiuto il cuoco dentro ma anche fuori la cucina. Sto cercando di imparare il più possibile. Come sono i miei compagni di lavoro? Di certo simpatici. Sto ancora osservando questo territorio, cerco di capire come funziona”.

Le parole di Leonard risuonano sincere nella sala accoglienza del Palazzo de Gaetani, e i partner aggiungono le proprie chiavi di lettura di un progetto si pone l’obiettivo di crescere grazie al rafforzamento della rete di partner promotori.

Lo ha spiegato anche Luca Lo Re, presidente cooperativa di comunità Trame di Quartiere, gestore sociale dell’housing: “Se siamo arrivati sino a questo punto è perché il sostegno di tutti i partner ha funzionato. Siamo orgogliosi di questo risultato. Ci sarà continuità nel tempo, ed è quello che ci auspichiamo, solo se la collaborazione tra partner continuerà e sarà convinta. Abitare San Berillo è possibile, giusto e lo stiamo sperimentando adesso. Sarà molto importante che il coinvolgimento delle istituzioni permanga sempre attivo e vigile, a partire dalle segnalazioni dei soggetti adatti a partecipare a “SottoSopra”. Questo vale di più di qualunque contributo economico”.

“Spesso diciamo che ci sono troppe persone senza casa, ma ci sono anche tante case senza persone. “SottoSopra” parte da queste evidenza proprio per proporre un approccio secondo il quale sono gli ospiti a creare il proprio contesto abitativo. – ha aggiunto Salvatore Maio, responsabile delle attività di Oxfam in Sicilia – Si tratta di una scommessa senza precedenti a Catania, che rappresenta un nuovo filone del lavoro di contrasto alla povertà, alle disuguaglianze e all’esclusione che Oxfam realizza ogni giorno in tante “periferie” delle nostre città. Intervenire per ridurre la povertà abitativa, crediamo rappresenti oggi una priorità nel contesto dell’emergenza lavorativa e sociale che con la pandemia sta colpendo sempre più famiglie. Per questo un grande ringraziamento va alle istituzioni e partner privati che come Ikea hanno creduto in questo progetto, così come ai partner locali che garantiranno la continuità delle attività sul territorio”.

Giusi Milazzo, segretaria regionale SUNIA Sicilia, ha ricordato “che il territorio catanese si avvia verso un peggioramento della condizione degli sfratti, così come sta avvenendo in tutta Italia, come conseguenza dell’impoverimento post Covid. Qui potremmo toccare quota cinquemila senza temere di sbagliare troppo l’approssimazione. Cosa serve adesso? La collaborazione per continuare “SottoSopra” e gli strumenti per evitare che le persone rimangano senza casa. In molti centri le prefetture sono già impegnate a coordinare strumenti adeguati che invece, a Catania, mancano”.

Dopo i saluti del Comune, per bocca di Rosa Bufardeci, assistente sociale in rappresentanza dell’ente, è intervenuta Giuliana Scalia della Diaconia Valdese, operatrice del Community center di Catania: “Il nostro compito è proprio quello di creare percorsi d’inserimento per puntare alla formazione e al lavoro di persone che ne hanno assoluto bisogno e urgenza. Una volta a settimana apriamo il nostro sportello proprio nella sede di Palazzo De Gaetani. Serviamo prima di tutto i nuovi ospiti a operiamo anche per tutti coloro che popolano il quartiere, e ancora oltre. Orientiamo al lavoro, aiutiamo nella stesura dei curricula e offriamo le borse di tirocinio formativo come quella che sta frequentando Leonardo Hope. È da sempre la nostra missione, anche quando ad esempio cerchiamo di far valere il percorso di studio dei rifugiati che lasciano la loro terra”.

Anche Alba Bellofiore di Impact hub Siracusa, ha sottolineato “l’esigenza di creare una struttura “in rete” nel territorio per permettere la replicabilità del progetto. Al momento sono già chiari almeno tre punti di forza del progetto: l’innovazione, la sua possibile scalabilità e dunque la ripetizione del modello, ma anche la sua resilienza nonostante l’azione fortemente sperimentale. “SottoSopra” già avuto grande capacità di metamorfosi adattandosi all’allarme Covid, e questo ha dimostrato la forza del progetto stesso e del partenariato. Come Impact Hub siamo orgogliosi di contribuire a scrivere un nuovo Rinascimento per San Berillo”.

Luciano Ventura, segretario generale Confcooperative Sicilia ha posto quindi l’accento sul fatto “che con l’avvio di questo delicatissimo progetto stanno arrivando risposte molto concrete, anche da un punto di vista metodologico. A San Berillo, e in generale nei quartieri così complessi e forse unici nel loro genere, tutto ciò resterà possibile continuando a credere prima di tutto a ciò che sta avvenendo, cioè alla collaborazione tra volontariato e lavoratori, ma anche al forte impegno delle istituzioni. Il punto di attenzione non potrà essere solo la repressione contro l’illegalità sul territorio, ma al definitivo di abbandono dell’idea che San Berillo rimanga ghetto. Se ciò è avvenuto lo si deve solo ai decenni di abbandono. Solo se Comune, Ufficio del lavoro e Servizi sociali sapranno lavorare insieme, allora potremmo davvero aspettarci molto altro”.

Aureliano Alfio Garozzo, Sustainability Specialist di IKEA Catania ha infine concluso, spiegando come “per costruire una vita migliore per la maggioranza delle persone è indispensabile l’impegno di tutti, perché non è possibile realizzare un reale cambiamento su larga scala lavorando da soli. In IKEA crediamo fortemente nel legame con il territorio ed è per questo ci impegniamo, con entusiasmo e responsabilità, ad essere sempre parte attiva della comunità, instaurando collaborazioni virtuose con le associazioni e le istituzioni. Proprio dall’ascolto e dal contatto continuo con le realtà che lavorano sul campo è nato questo progetto che si inserisce nel più ampio ‘Un posto da chiamare casa’ con cui abbiamo cercato di raccogliere e rispondere alle necessità delle comunità in cui operiamo: siamo davvero orgogliosi di aver preso parte a questo ambizioso progetto di accoglienza realizzato nella città di Catania”.

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