Di Elisa Guccione – Luciano Cantone, già portavoce del Movimento Cinque Stelle alla Camera dei Deputati, è stato il più votato alle Parlamentarie del M5S a Catania e sarà capolista alla Camera per il collegio di Catania per il suo secondo ed ultimo mandato. Lo incontriamo subito dopo il risultato ottenuto.
Come vive questo risultato? Una gioia, un onore o un onere?
“È un riconoscimento importante, perché a differenza degli altri partiti noi abbiamo anche questa volta conquistato la nostra base. I nostri iscritti hanno avuto la possibilità di esprimersi ed essere arrivato primo nel collegio di Catania è ovviamente una grande soddisfazione ma anche una fonte di responsabilità. Il risultato indica che in questi anni si è lavorato bene, con un buon contatto con il territorio riconosciuto dalla nostra base”.
Non è stato un periodo facile per nessuno sotto ogni punto di vista. Quali sono i suoi obiettivi da raggiungere per questo secondo mandato?
“Il lavoro di questi quattro anni è stato molto intenso. Nessuno pensava di poter affrontare dei problemi così grandi e soprattutto sconosciuti come la pandemia. Abbiamo come obiettivi a livello nazionale il riconoscimento del salario minimo, la parità salariale tra uomo e donna, semplificare e migliorare la pubblica amministrazione e la digitalizzazione è al centro della nostra agenda politica. Chiaramente occorre una visione di Paese anche infrastrutturale e strategica, perché essendomi occupato in Commissione Trasporti di infrastrutture abbiamo obiettivi molto più ambiziosi rispetto alla volta precedente. Siamo cresciuti a livello tecnico imparando a conoscere meglio i meccanismi e sarà importante per lo sviluppo futuro del Paese la centralità del mare a livello internazionale in modo da accentrare le portualità e le dogane in un unico grande Ministero. È un nostro traguardo da raggiungere. Ci sono delle strade tecniche da percorrere per realizzare quello che noi chiamiamo il Ministero del Mare per sviluppare meglio quello che è una risorsa fondamentale per la nostra economia. Tutte queste competenze sono divise tra quattro ministeri e dovremmo accorparle in modo da renderci protagonisti nel Mediterraneo”.
Sul Movimento è stato detto e scritto di tutto soprattutto in riferimento al voltafaccia di Luigi Di Maio. Spieghiamo una volta per tutte quale sarà il futuro di chi termina i due mandati.
“Abbiamo dimostrato con i fatti che si può fare politica in modo diverso, rinunciando ad una parte del proprio stipendio per donarla alla comunità. Nella scorsa legislatura abbiamo dato soldi al fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. In questa legislatura abbiamo donato soldi alla protezione civile durante la pandemia, per le alluvioni del 2018/19, ma anche fondi per le famiglie dei militari che perdono i propri uomini durante il lavoro. Le nostre non sono solo parole ma azioni concrete e la regola dei due mandati fa capire che si può vivere la politica come un servizio per il proprio Paese che va gestito con il massimo impegno ma non a tempo indeterminato. Si può fare politica dentro le Istituzioni ma anche fuori.
Noi abbiamo la maggior parte dei nostri parlamentari che hanno finito il loro secondo mandato come Paola Taverna, Alfonso Bonafede, Nunzia Catalfo e Giancarlo Cancilleri che resteranno al servizio del Movimento senza essere ricandidati, dimostrando così che coloro che puntavano alla ricandidatura come mestiere sono andati via. Il mondo cambia sempre più veloce e lo stesso deve avvenire in politica con un passaggio di testimone necessario verso le nuove generazioni”.
Come vede questa campagna elettorale e cosa si aspetta?
“Noi condivideremo il nostro programma con chiunque sarà a disposizione per portare avanti questi obiettivi. Il risultato non è mai scontato. I sondaggi nel 2013 ci davano 6 punti meno dell’obiettivo che abbiamo raggiunto. Dobbiamo parlare con gli italiani in modo chiaro e spiegare semplicemente quali sono i nostri punti d’agenda da ottenere. Vincere o non vincere le elezioni politiche dipenderà da come gli italiani valuteranno le nostre proposte. Sfido qualunque partito a raccontare senza paura alla gente quanto realizzato. Il Movimento ha attuato più dell’80% dei programmi proposti durante la scorsa campagna elettorale e, senza esagerare, negli ultimi 30 anni nessuno ha mai fatto così tanto. Oggi si parla di salario minimo, di bonus 110% e di reddito di cittadinanza, che come ogni cosa va migliorato, perché siamo stati noi ad introdurre queste misure. E grazie a quanto fatto e con la credibilità acquisita possiamo ripresentarci agli italiani a testa alta e per questo siamo considerati scomodi dal sistema. Se diciamo una cosa poi la mettiamo in pratica anche a costo di perdere popolarità”.
Ad ogni campagna elettorale la destra con i suoi rappresentanti punta sempre ad incantare nuovi elettori con il famoso ponte sullo stretto. Visto che lei si occupa di trasporti ed infrastrutture cosa ne pensa del famoso ponte?
“Tecnicamente c’è un problema concreto per la messa in opera del ponte. Se non si realizza il miglioramento infrastrutturale, ad esempio, del porto di Augusta e di Catania la realizzazione del ponte è assolutamente inutile. Prima si devono completare lavori come l’alta velocità fino a Reggio Calabria e il miglioramento dell’infrastrutture portuale della Sicilia orientale, progetti già finanziati che partiranno entro il 2028, e dopo l’espletamento di questi lavori avrà senso parlare del ponte sullo stretto che dovrà collegare due regioni che hanno già l’infrastruttura pronta e non due territori inadeguati”.

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