Si riaccendono le luci della ribalta per la compagnia catanese d’avanguardia che presenterà il nuovo spettacolo dal titolo “Il Castello di K.” il 27 novembre presso il salone Papotto dell’ex mattatoio comunale di via Zurria (San Cristoforo) alle ore 21 per poi replicare giorno 29 novembre presso la biblioteca comunale “Rosario Livatino” del castello di Leucatia (Barriera) alle ore 19. È consigliabile prenotare il posto in sala componendo il numero 347 36 37 379, l’ingresso prevede l’acquisto di un biglietto da 5 euro, una piccola cifra per sostenere il lavoro di Fabbricateatro.
“L’obiettivo – spiega Daniele Scalia – è portare l’opera tra la gente che è solita assistere al teatro dialettale. Per noi si stratta di una sfida perché ai ragazzi che abbiamo coinvolto questo mondo è estraneo. Porteremo in scena un autore classico della letteratura mondiale che rappresenta la cultura dell’Europa centrale, un mondo dove ci fu un incontro tra culture diverse tra cui l’influsso della cultura ebraica. Kafka – conclude – è stato un fabbricatore di importanti metafore”.
Si tratta dell’ultima opera modernista – sperimentale della produzione di Kafka, labirintica, ambigua, surreale e non compiuta. La storia racconta la vita dell’agrimensore straniero K. residente in una piccola comunità capeggiata da un’amministrazione complessa con un Castello al vertice di tutto dove vive il funzionario Klamm. Il protagonista, osteggiato dagli abitanti del villaggio e vessato dall’insensata quanto implacabile burocrazia, lotta invano contro l’impossibilità di agire entro le maglie di un’amministrazione contorta, contro l’impossibilità di essere ammessi alla presenza di chi detiene il potere per riconoscergli il “diritto di cittadinanza” e contro l’impossibilità di essere parte integrante della comunità in quanto straniero. Giacché “la regola di lavoro imposta dall’amministrazione è quella di non contemplare mai la possibilità d’errore”, l’errare nello spazio di una infinita attesa allora diventa per K. l’unica cifra di esistenza possibile.
“Lo spettacolo è ‘umanistico’ in senso lato – commenta Elio Gimbo – , non solo per la coraggiosa e attuale scelta del romanzo di Kafka ma anche perché ha visto la partecipazione al Laboratorio preparatorio di alcuni alunni del Gemmellaro, scuola secondaria di secondo grado della periferia di Catania, insieme agli studenti frequentanti il laboratorio del Centro Universitario Teatrale dell’ateneo cittadino, unendo concretamente adolescenti del centro e della periferia in una realizzazione pratica dei temi proposti dal romanzo. I ragazzi – conclude il regista – hanno tirato fuori la voce, messo il proprio corpo sul palcoscenico e raccontato sé stessi: fragili ma coraggiosi, spaventati e ansiosi ma anche pieni di una fiducia rinnovata”.

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