Giorgio Rossi porta in scena «Alma» e a seguire «Sleep elevation» con Mariella Celia

 

GIBELLINA – Domani, sabato 14 giugno, per il festival “Orestiadi, nel segno del contemporaneo”, promosso dalla Fondazione Orestiadi con la direzione artistica di Claudio Collovà, dalle 21,30 al Baglio Di Stefano, Giorgio Rossi porta in scena lo spettacolo “Alma” e a seguire “Sleep elevation” con Mariella Celia. Produzione compagnia Sosta Palmizi. Ingresso 5 euro. Biglietto al botteghino.

 

In “Alma” convivono insieme la danza, le musiche di Fabrizio De Andrè, Death in Vegas, John Oswalde King Krimson ed i testi di Cesare Pavese, Pablo Neruda, Alda Merini e Giorgio Rossi. Alma fonde danza, clownerie e interpretazione vocale. Lo spettacolo parte da una poesia di Pablo Neruda, tocca sentimenti forti come l’amore, la solitudine e la sensazione della morte. Alma, che in castigliano significa “anima”, contiene nel suo suono alba, animale, arma, karma, calma, labbra, larva, rabbia, lacrima, lamento, lontano. Il lavoro verte sul contrasto e l’opposto che è in noi, e il desiderio di reagire a questa inesorabile condizione. Sono inoltre presenti altre poesie di Neruda, Pavese e aforismi-magie di Alda Merini. Le musiche che accompagnano il lavoro, diventano in certi momenti un tutt’uno con la danza e la parola.

 

“Sleep elevation”. Regia e coreografia di Mariella Celia. Con Mariella Celia. Lo spettacolo a per protagonista una donna, rinchiusa nel suo piccolo mondo, la sua camera, un tavolo, tre sedie, e un armadio. È in vestaglia, in attesa. Lei e il suo cellulare. Compie una serie di attività casalinghe con lo sguardo fisso al cellulare, sempre aspettando la chiamata di un uomo, finché assonnata, si addormenta. È qui che arriva la fatidica telefonata e parte un sogno lucido. Sleep elevation trae ispirazione proprio dal sogno lucido, o sogno cosciente, in cui si sogna consapevoli di stare sognando. Si è allo stesso tempo attori e spettatori del proprio sogno, manifestazione dei moti inconsci, in questo caso delle proprie insicurezze, dei limiti che abbiamo e di quelli che ci imponiamo.  In questo tipo di sogno possiamo in qualche modo “manovrare” i nostri comportamenti, le nostre azioni e reazioni. Vediamo chiaramente cosa ci caratterizza, prendiamo consapevolezza e sperimentiamo, decidendolo, nuove strategie di azione/reazione per attuare un cambiamento. Nel sogno lucido attingiamo alla parte più forte, amorevole, coraggiosa e libera di noi stessi.

 

Sempre domani, sabato 14 giugno, al Museo delle Trame Mediterranee (Baglio Di Stefano), alle 18 prosegue la rassegna di cinema del Festival con i cortometraggi realizzati dagli allievi della Sede siciliana del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo. Documentari che indagano artisti rappresentativi di tutte le arti con forti radici e importanti connessioni. Sarà proiettato “Pietra pesante” di Davide Gambino. Ingresso libero. Il film racconta di Lorenzo Reina, imprenditore agricolo e scultore, che ha trasformato negli anni la sua immensa fattoria a Santo Stefano di Quisquina in un atelier d’arte dove le millenarie tradizioni contadine convivono con una interpretazione originale e drammatica del fluire della vita e della lenta e inesorabile trasformazione del corpo. Le installazioni ambientali e le grandi sculture in pietra di Reina fanno parte integrante del flusso della vita quotidiana come opere d’arte sempre in atto nel palcoscenico della natura.

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