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CATANIA CHE CHIEDE MA NON VUOLE  

SICUREZZA, LEGALITÀ E RISPETTO DELLE REGOLE

A cura di Puccio La Rosa

11154_4850338048791_798767950_nIn tanti (addirittura in 1000 dopo appena 40 minuti dalla pubblicazione), oltre ogni più rosea aspettativa,  avete avuto la pazienza di leggere e partecipare (tante e.mail, tanti commenti su facebook e anche qualche telefonata al sottoscritto) al lancio della nostra rubrica su Catania ed i suoi, purtroppo, tanti ed irrisolti problemi.

Le segnalazioni sugli argomenti da trattare non sono mancate su moltissime questioni,  vere e drammaticamente irrisolte da anni. La maggior parte di voi, però, in maniera diversa e sotto punti di vista diversi ha chiesto e spesso insistito su un argomento la “Sicurezza a Catania”. Sicurezza, legalità e rispetto delle regole che a Catania , è opinione di molti,  tutti a parole sembrano volere ed invocare ma che, poi, nella quotidianità (politica, lavorativa, “civile”) nessuno realmente vuole e pratica.

Un grido ed un allarme, quello della sicurezza e dei suoi risvolti ed implicazioni, che vede uniti tutti i catanesi, dal centro alle periferie, con analogo atteggiamento e fervore.

Catania città insicura, quindi, ma anche priva di legalità ed incapace di rispettare perfino le regole più elementari.

Basta, effettivamente, fare un rapido giro per la città per accorgersi che abusivismo d’ogni genere (lavavetri, ubriachi molesti, parcheggiatori improvvisati, venditori di tutto e di più), totale indifferenza e disprezzo per le regole del codice della strada, discariche diffuse, assenza di controlli, abbandono del territorio, presenza diffusa di prostitute, baraccopoli e sbandati d’ogni sorta, incuria, mancanza di decoro e tutela urbana, disapplicazione delle più elementari regole del vivere civile, sono una costante per l’intera città, senza distinzione alcuna fra i cosiddetti quartieri satelliti e le centrali Corso Italia e Via Etnea. Così come appare costante, su tutta la città, l’emergere di chiari fenomeni di marginalizzazione ed abbandono del territorio e la contrazione di tutti quegli elementi che costituiscono indice di valutazione della sicurezza urbana (spazi d’aggregazione, negozi, iniziative culturali, cura del verde, illuminazione, videocamere, ecc.)

Una situazione – percepita dal cittadino medio come il primo vero grande problema della comunità catanese – tanto drammatica e preoccupante da essere considerata addirittura come più grave della disoccupazione crescente e della marginalità sociale in cui tanti cittadini della Città dell’Elefante versano.

Come da rubrica intendiamo porre a noi stessi e a voi una domanda per aprire un ragionamento e un confronto: Perché tutto questo? La nostra risposta è che ciò che oggi vediamo e percepiamo in termini di mancanza di regole, di legalità e di sicurezza non è dipeso dalle ristrettezze economiche in cui versa il Comune ormai da anni, dalle risorse economiche tagliate dall’arcigna Regione Siciliana e dal rozzo e mostruoso Governo Centrale; né è dipeso da fattori esterni o legati alla crisi economica nazionale ed internazionale o, tanto meno,  è legato alla circostanza che negli ultimi 6 o 7 anni i catanesi si sono imbarbariti o involuti.

Il dramma sicurezza, con risvolti inclusi, é, infatti, intimamente legato alla mancata pianificazione, programmazione e messa in atto d’iniziative e progetti,  veri e concreti,  di sviluppo e crescita del territorio fra di loro concatenati e finalizzati a costruire un modello di Città serio, credibile e realizzabile.

Un chiaro esempio è fornito dal fatto che se ognuno di noi, con un piccolo sforzo, tenti di spiegare a se stesso quale modello di città hanno perseguito le amministrazioni Bianco (anni 1993 – 1999), Scapagnini (anni 2000 – 2008), Stancanelli (anni 2008 – 2013) o persino l’attuale, troverà non poche difficoltà a rispondersi e a comprenderne azioni e risultati nel tempo. Gli stessi protagonisti di queste gestioni amministrative troverebbero difficile spiegare e dimostrare nessi di causalità (positivi e chiaramente rintracciabili) fra quanto da loro fatto e/o determinato e lo sviluppo del territorio.

Se proviamo, ancora, a prendere, ad esempio, la questione dei senza fissa dimora (oggi ovunque sorgono baraccopoli di fortuna e C.so Sicilia e aree limitrofe sono ormai intransitabili dopo le ore 19,00) – che rappresenta  uno dei  fattori che determina mancanza di sicurezza urbana, forte allarme sociale e chiaro esempio di mancanza di rispetto per i più sfortunati –  possiamo valutare come pur rappresentando un problema da oltre 25 anni nessuna delle Amministrazioni Comunali succedutesi in questo periodo  ha mai affrontato in modo risolutivo, organico e programmato la questione (nessuno studio serio, nessun intervento di costruzione di spazi ed aree dedicate, ecc.). Stesso discorso per la prostituzione nelle strade, per l’abusivismo dei parcheggiatori, per l’igiene pubblica e così via.

Catania in questi anni di governi di sinistra, di centro e di destra – per intenderci – non ha attraversato primavere, autunni o inverni ma ha vissuto una lunga stagione, artificiale ed artificiosa, nella quale  da prima, con operazioni cosmetiche (più o meno a buon mercato) e poi con il sistema del “io do una cosa a te e tu dai un voto a me”, è stata tradita, saccheggiata ed infine distrutta. Distrutta sì. Oggi Catania è una città distrutta. Distrutta perché così come sicurezza, legalità, rispetto delle regole sono indici per valutare lo stato di crescita di una comunità sociale, allo stesso modo la loro mancanza e/o contrazione e/o diminuzione sono un chiaro indice per valutare lo stato di disfacimento di quel tessuto sociale e/o di quella comunità cittadina. Spazio adesso alle vostre considerazioni e sollecitazione per la prossima settimana.

3 pensiero su “Riflettori su Catania, la città come è e come dovrebbe essere”
  1. Caro Avv. La Rosa ha colto nel segno a Catania altro che primavere e rinascite le gestioni amministrative Bianco, Scapagnini e Stancanelli sono servite solo ai soliti noti. Per il resto niente di niente e aggiungo che non solo il Comune è stato Amministrato male ma anche la Provincia a guida Musumeci, Lombardo e Castiglione non ha prodotto un “fico”. Solo sagre feste e niente di concreto e duraturo. Servono forze nuove e idee vincenti. Apprezzo i suoi articoli ma smetta di scrivere e torni a fare politica la sua voce fuori dal coro e libera a Catania manca.

  2. Caro Puccio La Rosa più volte mi sono domandato se ancora sarò in grado di subire tutto quello che giornalmente la mia città mi propone.
    Naturalmente il mio è uno sfogo che mi permetto di fare a tu per tu con la persona che per tanti anni ha cercato di interpretare il malumore dei cittadini onesti che ancora sopravvivono in una città come la nostra. Grazie alla sensibilità che hai sempre dimostrato ti considero la persona più idonea a cogliere il significato più profondo su tutti gli argomenti che riguardano la città di Catania .
    Ti scrivo sperando che in un modo ho nell’altro trovi il tempo per potermi leggere.
    Anche quest’anno il sole 24 ore nella sua indagine annuale fotografa in maniera drastica e precisa la tragica situazione che esiste a Catania . Non ho potuto fare a meno di esternare il mio disappunto quando ho visto la posizione che occupa la mia città in quella graduatoria . La mia indignazione cresceva ancora di più perché chi ci ha fotografato in maniera così dettagliata non è un giornale locale . Caro Puccio diciamolo chiaramente che hanno colpito giusto e hanno fatto centro come ogni anno. Certamente mi dispiace soprattutto per quella gente che quotidianamente si adopera per dare onore e lustro alla nostra città.
    Problemi ne abbiamo tanti e parte di questi si potrebbero risolvere con un po’ di buon senso da parte di ogni uno di noi , altri invece hanno bisogno di una maggiore attenzione da parte delle istituzioni locali.
    Attualmente Catania è nelle mani degli abusivi , gente senza scrupoli che si permette con la arroganza di chi non teme la legge di fare le proprie regole a discapito dei cittadini onesti che in silenzio subiscono.
    Basta guardarsi attorno per percepire a pelle quello che non va ! basta girare per le strade del centro storico per avvertire un senso di degrado e di abbandono per non parlare delle periferie .
    Oggi mi chiedo perché tutte le conquiste fatte negli anni non sono valse a nulla?
    Le promesse mai mantenute delle varie amministrazioni che si sono succedute negli anni assieme a quelle dell’attuale classe politica rischiano di fare precipitare nel caos il già fragile sistema che regola l’ordine nella nostra città .
    Come sempre in casi come questo , le amministrazioni locali non avendo risposte da dare ai cittadini si arroccano allontanandosi sempre di più dalla vita reale della nostra città , uscendo però allo scoperto solo nei periodi elettorali. Nelle condizioni attuali Catania è ripiombata negli anni più cupi della sua storia recente. La mia città da anni lotta contro la disoccupazione , cercando nello stesso tempo di sopravvivere nella spirale quotidiana del traffico , del caos , dello smog e dell’inquinamento e ora anche delle baraccopoli.
    La tolleranza e la pazienza sono doti che noi cittadini di Catania ci pregiamo di possederne in abbondanza , specialmente davanti al fenomeno dei parcheggiatori abusivi che nella nostra città ha assunto livelli inaccettabili. Basta fare un giro per la città e in questo periodo anche nelle zone balneari per capire il giro di denaro che si muove dietro questa attività “illecita ?” non sarò certo io in questa occasione ha descrivere nel dettaglio a quali pericoli veniamo esposti quando costretti ,perché non si trovano stalli blu disponibili dobbiamo necessariamente affidarci a queste persone preposte “forse anche con il bene placito dei poteri forti locali” a chiedere il pizzo ai cittadini.
    Noi Catanesi siamo bravissimi ha banalizzare il male come del resto tutti i Siciliani. Se qualcuno va contro le regole per noi non è da condannare è spettu e quì da noi spetti ne abbiamo in abbondanza . Un nostro illustre concittadino Nino Strano ha dato il vero significato sulla banalità del male riferito a noi Siciliani . Scriveva : è un indefinibile impasto. Qualcosa che si muove con noi indistintamente nella nostra quotidianità . Un pulviscolo di gesti e parole ; allusioni e sguardi ; furbizie e violenze ; grida e silenzi . Sono questi gli elementi che vedo coagularsi in quel soffocante impasto che poi forse altro non è che la mafiosità cioè quel misterioso codice dell’essere Siciliano. Tutto ciò mi ha colpito e non ci voglio credere , ma se fosse veramente cosi ?
    Un caro saluto Aldo .

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