Matrimonio o convivenza?
Non si può stabilire cosa sia meglio, se il matrimonio o la convivenza. Rimangono scelte di coppia e addirittura individuali che dipendono da molte ragioni: problemi economici, di lavoro e anche modo di pensare differenti. Le coppie non sempre sono d’accordo: in genere è sempre la donna a volere il matrimonio, l’uomo sceglie la convivenza. Perché? Una domanda semplice a cui rispondere, ma molto complessa. Andiamo per ordine. Il matrimonio: pone vantaggi e svantaggi. I vantaggi: la coppia è tutelata dalle leggi, la donna al divorzio ottiene il mantenimento, in società “la moglie” è sempre la moglie. Dinanzi ad un divorzio la donna la fa pagare cara (anche se è triste vendicarsi in tale maniera, ma questo sarà oggetto di approfondimento!). Gli aspetti negativi: l’amore non ha contratto, non si può forzare, non si baratta, non si ricatta.
La convivenza: viene intesa come prova generale del matrimonio, prima di mettere la firma sul bianco foglio di carta “per sempre” “voglio essere sicuro/a”. Se gli svantaggi esistono anche in questa soluzione certo che si e sono numerosi: posso andarmene quando voglio, gli alimenti non te li passo, non ho obblighi, alla fine è solo la sua “compagna/o”, chi è? Non è la “moglie”.
Il matrimonio è convenzione e non si tocca (anche qui si apre un baratro), la convivenza transeat.
Che dire? Tutto comodo e tutto scomodo. Non può esserci giudizio. Unica riflessione che fa da comune denominatore alle due formule è: amare vale sia per uno che per altro.
A cura di Margherita Montalto
Cara Margherita
Ho letto il tuo editoriale e ti voglio raccontare la mia storia. Premetto che per me il matrimonio o la convivenza sono quasi la stessa cosa, l’unica differenza è che il matrimonio ti da una sicurezza legale mentre la convivenza no. In entrambi i casi però non si possono fare dei tentativi perché non si gioca con i sentimenti di una persona rischieresti di distruggerla. Oggi è diventato troppo facile aprire la porta e andar via senza cercare almeno di salvare un rapporto sia se si è sposati sia se si è conviventi, poco importa.
Io ho vissuto insieme al mio compagno per otto anni, avevo trentratrè anni, un ‘bel giorno’ è finita. Mi sono ritrovata sola. Mi guardavo in giro ma mi rendevo conto che è difficile riabituarsi alla vita da single. Non sono stata più la stessa persona. Dopo un anno ho conosciuto il mio attuale compagno. “Finalmente” starai pensando. Invece è tutto molto più difficile. Lui ha cinquantadue anni, è separato e ha due figlie. Non viviamo insieme perché le sue figlie non vogliono e lui pur di non andargli contro e rischiare di perderle acconsente. Mi dice di pazientare, il tempo che si abituano, che le cose si sistermeranno. Ma il tempo passa e le cose mi sembra che stiano peggiorando: quando lui é con le sue figlie io non ci devo essere. Io sono stanca di questa situazione perché sarò sempre l’altra “l’amichetta di papà”. Che fare? Forse è meglio tagliare questo rapporto che
non porta a niente?
Roberta
Cara Roberta,
leggo una profonda amarezza. I sentimenti non hanno categoria infatti sia il matrimonio sia la convivenza necessitano di essi per realizzarsi. Purtroppo la vita da single non piace anche se vogliono fare credere che sia “meglio da soli piuttosto che stare con qualcuno che fa stare male”.Parole inutili, perchè essere osservatori delle difficoltà altrui e commentarle senza rispetto solo perchè “non mi tocca” è facilissimo.
Ma veniamo al caso. Hai dedicato una vita a una persona, magari sarai stata ricambiata, ognuno ama a suo modo e pensa di esprimere il massimo senza accorgersi del dolore dell’altro/a. L’amore è bello finchè dura e finchè dura è fortuna.Certo è che dipende dal tuo compagno fare in modo che le figlie ti portino rispetto. In ogni caso potresti farlo riflettere sul fatto che le figlie dovrebbero fare le figlie e non le mogli o le madri. L’amore che lui rivolge a te non toglie niente a loro, sono sentimenti diversi che non si scontrano. Non deve fare una scelta tra te e loro. Un figlio desidera che il padre o la madre sia soddisfatto ma occorre che si educhi a questi sentimenti. Magari con un dialogo diverso si potrebbe impostare questo rapporto anche allargandolo alle ragazze coinvolgendole per annullare i pregiudizi senza conoscerti. Le situazioni o cambiano o non cambiano, prendere tempo è solo un alibi per sfuggire. Parlagli ancora una volta. Probabile che gli stia bene questa situazione ha trovato un “equilibrio”. .Non perdere tempo… E soprattutto non razionalizzare ascolta il tuo cuore non sbaglierai. Forza dunque.
Cara Margherita,
seguo ILFATTOWEB da tempo e sono compiaciuta dell’inserimento di questa rubrica che dà la possibilità di avere un confronto.
Mi chiamo Clara ho 42 anni, sono divorziata e da 5 anni frequento un uomo di 40 anni con il quale sto bene, ma non vuole ne convivere ne sposarsi. Un percorso come dice lui “che non ha senso visto che stiamo bene così”.
A me fa male sentire queste parole e dopo tanto tempo non so che strada intraprendere.
Cosa mi suggerisci?
Grazie
Clara
Ciao Clara,
sono lieta che l’iniziativa del nostro Direttore abbia solleticato la curiosità.
Suggerimenti mi chiedi, purtroppo sono scelte di vita che il tuo “compagno” ha fatto. Ha trovato a suo modo un equilibrio, sta a te trovarne uno tuo. Dopo tanti anni e soprattutto se i sentimenti sono forti non è facile dare un taglio ad una storia d’amore che “fa stare bene”. Oltretutto non è nemmeno facile trovare un uomo, a questa età si è più riluttanti all’accontentarsi… se lo lasci potrebbe capitarne uno peggio. Prova a chiedergli cosa vorrà fare da grande!