Quello che è successo a Parigi lascia sgomento il mondo intero,  è una dimostrazione che in qualunque momento l’Europa può essere attaccata. 

“Parigi è persa: qui l’odio per gli infedeli, è sovrano e gli imam vogliono sovvertire le leggi laiche in favore della sharia”, queste le parole di Oriana Fallaci che, come una “profetessa”, aveva visto lontano, più di molti altri. E oggi tutti ricordano le parole dei suoi libri, dei suoi discorsi, perché, molto probabilmente, aveva ragione lei, il nemico  lo abbiamo in casa: “Continua la fandonia dell’Islam «moderato», la commedia della tolleranza, la bugia dell’integrazione, la farsa del pluriculturalismo. E con questa, il tentativo di farci credere che il nemico è costituito da un’esigua minoranza e che quella esigua minoranza vive in Paesi lontani. Be’, il nemico non è affatto un’esigua minoranza. E ce l’abbiamo in casa. Ed è un nemico che a colpo d’occhio non sembra un nemico. Senza la barba, vestito all’occidentale, e secondo i suoi complici in buona o in malafede perfettamente-inserito-nel-nostro-sistema-sociale. Cioè col permesso di soggiorno. Con l’automobile. Con la famiglia. E pazienza se la famiglia è spesso composta da due o tre mogli, pazienza se la moglie o le mogli le fracassa di botte, pazienza se non di rado uccide la figlia in blue jeans, pazienza se ogni tanto suo figlio stupra la quindicenne bolognese che col fidanzato passeggia nel parco. È un nemico che trattiamo da amico. Che tuttavia ci odia e ci disprezza con intensità. Un nemico che in nome dell’umanitarismo e dell’asilo politico accogliamo a migliaia per volta anche se i Centri di accoglienza straripano, scoppiano, e non si sa più dove metterlo. Un nemico che in nome della «necessità» (ma quale necessità, la necessità di riempire le strade coi venditori ambulanti e gli spacciatori di droga?) invitiamo anche attraverso l’Olimpo Costituzionale. «Venite, cari, venite. Abbiamo tanto bisogno di voi». Un nemico che le moschee le trasforma in caserme, in campi di addestramento, in centri di reclutamento per i terroristi, e che obbedisce ciecamente all’imam. Un nemico che in virtù della libera circolazione voluta dal trattato di Schengen scorrazza a suo piacimento per l’Eurabia sicché per andare da Londra a Marsiglia, da Colonia a Milano o viceversa, non deve esibire alcun documento. Può essere un terrorista che si sposta per organizzare o materializzare un massacro, può avere addosso tutto l’esplosivo che vuole: nessuno lo ferma, nessuno lo tocca”.
Un nemico che uccide senza pietà in nome di “Dio”, ma si può uccidere in nome di “Dio”? Si possono provocare stragi del genere in nome del proprio “credo religioso”?, sicuramente no, la religione si basa sul rispetto e sull’amore; a tal proposito le parole del Papa in merito all’accaduto fanno riflettere: «Credo che la libertà religiosa e la libertà di espressione siano tutti e due diritti umani fondamentali. Non si può nascondere una verità: ognuno ha il diritto di praticare la propria religione senza offendere, liberamente e così vogliamo fare tutti. Secondo: non si può offendere o fare la guerra, uccidere in nome della propria religione, in nome di Dio».
Oggi siamo tutti vicini ai francesi, il mondo intero è in lutto. 

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