Di Monica Colaianni – Sono passti 28 anni da quando, in via D’Amelio, persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosima e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto fu l’agente Antonino Vullo, risvegliatosi in ospedale dopo l’esplosione, in gravi condizioni.
Il 19 luglio Catania li ha voluto ricordare piantando, nell’Area Verde di Via Fimia 35 (zona Vulcania), tre alberi simbolo di memoria e di riconoscenza per un grande uomo che si è dedicato alla lotta contro la mafia. Ed oggi lui insieme a Falcone sono il simbolo di questa lotta. Nei tre alberi, tra cui un carrubbo, sono state  poste le targhe intestate a Palo Borsellino, alla moglie Agnese Piraneo Leto Borsellino e a Rita Adria, figlia di una famiglia mafiosa di Partanna, testimone di giustizia, aveva 17 anni quando si gettò dalla finestra appena seppe della strage di via D’Amelio. L’iniziativa è stata promossa dalla III Municipalità del Comune di Catania e dal suo presidente Paolo Ferrara, che ha coinvolto il Comune per bonificare l’area, da tempo degradata e piena di erbacce e di rifiuti. “Tutto nasce – spieg il giornalista Lucio Di Mauro – da un servizio giornalistico dove si denunciava il degrado del parco di Via Fimia. Il presidente della Municipalità Paolo Ferrara si è subito adoperato per ripulire la zona ed è da lì che poi è nata l’idea di questo evento. Ci siamo riusciti grazie anche alla collaborazione degli abitanti della zona, di diverse associazioni oltre che ovviamente del Comune di Catania”.
All’eveto è intervenuto l’Assessore  all’Ambiente, Ecologia e Sicurezza del Comune di Catania,  Fabio Cantarella, il presidente dell’Associazione Antimafia e legalità, Enzo Guarnera, e i responsabili di diverse associazioni appartenenti al mondo del sociale, dello sporto e dell’università. 
 

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