monica-colaianniOggi 1° maggio festa del lavoro e dei lavoratori. Sicuramente in  molti si saranno chiesti cosa ci sia da festeggiare.

Forse oggi è un giorno di festa solo per quei fortunati che ancora un lavoro lo hanno. E per quei tre milioni e trecentomila persone senza lavoro? E per quei padri e quelle madri di famiglia che il lavoro lo hanno perso? E per quel 43 per cento di giovani disoccupati? Che festa è? Cosa dovrebbero festeggiare? La festa della disoccupazione?

L’Art. 1 della nostra Costituzione recita: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” Peccato che qui in Italia lavoro non ce n’è o se c’è è solo per pochi “eletti”. E se il “lavoro nobilita e rende l’uomo libero” allora, di conseguenza dobbiamo dedurre, che i tanti giovani e meno giovani disoccupati sono degli schiavi per cui si va a fare “benedire” anche la democrazia.

Bene ma che fa non sarebbe il caso di cambiare quest’articolo?

Sicuramente la crisi è stata una delle cause principali di questa situazione. Una crisi che senza dubbio affligge tutta l’Europa e non solo; però c’è un “piccolo” particolare da non sottovalutare e cioè che mentre altri Paesi cominciano a risollevarsi, ad esempio la Germania registra una disoccupazione del 5,4 per cento e si vedono segni di ripresa,  mentre in Italia non è così benché ne dicano i nostri politici, con un tasso di disoccupazione del 13 per cento.

E il nostro Governo che fa? Oltre che annunciare politiche di ripresa e di benessere?

Quali sarebbero queste politiche? Il Job Act e l’abolizione dell’articolo 18? Due leggi che non solo non hanno prodotto alcun effetto anzi non hanno fatto altro che aggravare la situazione: più precariato e maggiore facilita di licenziamenti.

Forse l’unica soluzione è veramente quella di scappare da un Paese che non ti offre niente, che non fa altro che tartassarti di imposte di qualsiasi tipo e genere, un  Paese che potrebbe offrire tanto ma che ormai è alla deriva.

Io vorrei dedicare questo 1° maggio ai tanti disoccupati e a colore che, portati agli estremi, si sono tolti la vita perché non vedevano un futuro, una via d’uscita.

Di admin

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