i giovani dell’Associazione Universitaria Controcampus hanno sentito l’esigenza di confrontarsi riguardo uno degli argomenti di attualità più rumoreggiati di questi ultimi giorni. La cattiva informazione e le false notizie a riguardo hanno contribuito a creare un alone di menzogna che ricopre il nobile intento del Referendum indetto per il 17 Aprile sulle trivellazioni nel Mar Mediterraneo. Durante l’ultimo incontro settimanale dell’associazione è stato dedicato un momento di dialogo, in cui tutti si sono resi partecipi al fine di saperne di più; Ad aprire il dibattito è stata la studentessa di Lettere Moderne Giulia Costanzo, la quale dopo aver partecipato all’interessante incontro presso il Monastero dei Benedettini sulle trivellazioni, ha riportato quanto detto dai docenti presenti alla conferenza e in più ha espresso il suo parere sulla causa: “Secondo il mio punto di vista, la prima vittoria sarà quella di coinvolgere la popolazione per la votazione referendaria al fine di raggiungere quel quorum necessario per esprimere un nostro dovere e diritto: votare!” Inoltre, ricorda la studentessa, il notevole impatto ambientale potrebbe comportare un’enorme catastrofe ambientale in un bacino chiuso come il Mediterraneo, le cui risorse energetiche ,come ben sappiamo, non costituiscono una fonte così appetibile da giustificare eventuali abominevoli trivellazioni. Della stessa posizione, a favore del SÌ per dire NO alle trivellazioni, è Ruggero Leotta, studente di Giurisprudenza, il quale espone la sua tesi sul perché votare Sì: “Il referendum propone di porre una scadenza alle concessioni sulle trivellazioni date ai privati entro le 12 miglia. Attualmente le trivellazioni producono il 3% del fabbisogno nazionale per quanto riguarda le estrazioni di gas e solo l’1% invece per il petrolio.  Ciò che viene estratto non è di proprietà dello Stato bensì delle compagnie che hanno le medesime concessioni che il referendum propone di arrestare alla loro scadenza.  Il 70% delle concessioni non paga le royalties perché estrae una quantità inferiore della franchigia prevista della legge. Cosa significa? Che lo Stato guadagna spiccioli. Inoltre i danni di un possibile malfunzionamento di tali stabilimenti comporterebbero un disastro ambientale incalcolabile alla luce del fatto che il Mar Mediterraneo è un circuito chiuso e che, inoltre, il 72% del petrolio estratto proviene dalle trivelle più vicine alla costa”. Della posizione inversa invece è Marco Ruscifina, studente di Ingegneria Elettronica : “Ho deciso di appoggiare il “NO” al referendum del 17 Aprile perché si parla di trivelle esistenti più o meno da 25 anni. Penso che prima d’intaccare l’economia del paese (anche solo in piccola parte), bisogna riflettere sul fatto che esista una legge del 2006: “Tutte le trivelle devono essere smontate immediatamente a fine giacimento della materia prima (gas e/o petrolio)”. Il “NO” non porterebbe a nuove trivellazioni, ma solamente ad allungare i permessi di estrazione. Ci deve anche far riflettere il fatto che il mar Mediterraneo è un mare chiuso, quindi qual’ora ci fosse un disastro, anche non in territorio italiano, le coste italiane sarebbero comunque toccate. Io sono per il “NO” perché l’economia (poca o tanto che sia) sarebbe comunque intaccata e a livello ambientale anche gli altri dovrebbero fare la loro parte se vogliamo raggiungere un qualcosa, perché noi conviviamo con esse da più di 25 anni e da allora fino ad oggi non è successo nessun danno ambientale rilevante. Cosa ci costerebbe continuare per altri 10 anni?”.

L’associazione lontana da qualsiasi schieramento politico ritiene che il confronto sia il miglior modo possibile al fine di informare i giovani sulla questione e lungi dal prendere una posizione dogmatica e bigotta che precluderebbe arbitrarie iniziative, lascia l’opportunità di esercitare la propria libertà all’interno della cabina elettorale, puntando su una sapiente e corretta votazione che ci faccia sentire partecipi della politica nel nostro Paese.

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