Scandaloso primato italiano in tema di tasse sulle piccole e medie imprese e dei professionisti: l’aliquota totale è oltre il 64% (sommando tutte le voci tra tasse, acconti, saldi contributivi previdenziali, pagamenti alla Camera di commercio e altri oneri obbligatori).
Secondo una stima dell’associazione Unimpresa, che oggi viene pubblicata sulle pagine economiche del “Corriere della Sera”, il record tutto del Belpaese rispetto al resto d’Europa è plasticamente rappresentato da un esempio concreto: per un’impresa o partita Iva che fattura 50 mila euro l’anno, il prelievo fiscale ammonta a circa 33.200 euro. Se si considerano 12 mesi di attività, il profitto mensile al netto delle tasse è di 1.483 euro, mentre lo Stato ne incassa 2.766! I riflessi in termini economici generali sono devastanti: di fatto, un fattore importante di stagnazione, in un Paese già afflitto da gravi problemi strutturali.
“Gli imprenditori e i professionisti -afferma Carmelo Finocchiaro, presidente di Confedercontribuenti- non sono né eroi per necessità, né evasori per etichetta.
I numeri parlano chiaro: siamo oltre l’emergenza. La classe dirigente del nostro Paese, almeno per una volta, dimostri di voler occuparsi del problema. E agisca. Altrimenti, si potrebbe anche pensare che i ‘veri problemi’ per questa classe dirigente siano rappresentati dall’occupazione delle circa 400 posizioni di vertice delle principali aziende partecipate dal Tesoro, in scadenza nella prossima primavera”.

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