monica-colaianni“Spulciando” su internet mi è capitato di leggere “ Le tre parole per l’armonia della famiglia” di Papa Francesco e devo dire che ci sono stati alcuni passi che mi hanno colpito particolarmente e credo che un po’ tutti dovremmo farne tesoro, soprattutto in un’epoca, come quella in cui stiamo vivendo, dove i valori si vanno sgretolando, dove ognuno pensa solo a se stesso e spesso non ci si rende conto del male che può fare a chi gli sta vicino, che sia un amico, un conoscente, un collega di lavoro, etc. Oggi, sicuramente, la parola “famiglia” ha un significato molto più ampio rispetto al passato, mi vengono in mente le coppie di fatto, le coppie di persone dello stesso sesso che si sentono una famiglia vera proprio perché ad unirli è quella parola che vale più di ogni altra cosa e cioè “amore”.

Ognuno di noi quando decide di intraprendere un cammino insieme come una vera e propria “famiglia” nel senso etimologico della parola e vale a dire “piccola comunità di persone che abitano nella stessa casa”, forse dovrebbe far tesoro delle parole del Papa, cui riporto alcuni passi che, come ho detto, mi sembrano fra i più belli e significativi.

“Vivere insieme è un’arte, un cammino paziente, bello e affascinante. Non finisce quando vi siete conquistati l’un l’altro… Anzi, è proprio allora che inizia! Questo cammino di ogni giorno ha delle regole che si possono riassumere in queste tre parole che tu hai detto, parole che ho ripetuto tante volte alle famiglie: permesso – ossia “posso”, tu hai detto – grazie, e scusa.

“Posso-Permesso?”. È la richiesta gentile di poter entrare nella vita di qualcun altro con rispetto e attenzione. Bisogna imparare a chiedere: posso fare questo? Ti piace che facciamo così? Che prendiamo questa iniziativa, che educhiamo così i figli? Vuoi che questa sera usciamo?. Insomma, chiedere permesso significa saper entrare con cortesia nella vita degli altri. Ma sentite bene questo: saper entrare con cortesia nella vita degli altri. E non è facile, non è facile. A volte invece si usano maniere un po’ pesanti, come certi scarponi da montagna! L’amore vero non s’impone con durezza e aggressività. Nei Fioretti di san Francesco si trova questa espressione: «Sappi che la cortesia è una delle proprietà di Dio … e la cortesia è sorella della carità, la quale spegne l’odio e conserva l’amore» (Cap. 37). Sì, la cortesia conserva l’amore. E oggi nelle nostre famiglie, nel nostro mondo, spesso violento e arrogante, c’è bisogno di molta più cortesia. E questo può incominciare a casa.

“Grazie”. Sembra facile pronunciare questa parola, ma sappiamo che non è così… Però è importante! La insegniamo ai bambini, ma poi la dimentichiamo! La gratitudine è un sentimento importante! Un’anziana, una volta, mi diceva a Buenos Aires: “La gratitudine è un fiore che cresce in terra nobile”. E’ necessaria la nobiltà dell’anima perché cresca questo fiore. (…).

La terza: “Scusa”. Nella vita facciamo tanti errori, tanti sbagli. Li facciamo tutti. Ma forse qui c’è qualcuno che non mai ha fatto uno sbaglio? Alzi la mano se c’è qualcuno, lì: una persona che mai ha fatto uno sbaglio? Tutti ne facciamo! Tutti! Forse non c’è giorno in cui non facciamo qualche sbaglio. La Bibbia dice che il più giusto pecca sette volte al giorno. E così noi facciamo sbagli… Ecco allora la necessità di usare questa semplice parola: “scusa”. In genere ciascuno di noi è pronto ad accusare l’altro e a giustificare se stesso. Questo è incominciato dal nostro padre Adamo, quando Dio gli chiede: “Adamo, tu hai mangiato di quel frutto?”. “Io? No! E’ quella che me lo ha dato!”. Accusare l’altro per non dire “scusa”, “perdono”. E’ una storia vecchia! E’ un istinto che sta all’origine di tanti disastri. Impariamo a riconoscere i nostri errori e a chiedere scusa. “Scusa se oggi ho alzato la voce”; “scusa se sono passato senza salutare”; “scusa se ho fatto tardi”, “se questa settimana sono stato così silenzioso”, “se ho parlato troppo senza ascoltare mai”; “scusa mi sono dimenticato”; “scusa ero arrabbiato e me la sono presa con te”… Tanti “scusa” al giorno noi possiamo dire. (…). Forse vi siete arrabbiati, forse è volato un piatto, ma per favore ricordate questo: mai finire la giornata senza fare la pace! Mai, mai, mai! Questo è un segreto, un segreto per conservare l’amore e per fare la pace. Non è necessario fare un bel discorso… Talvolta un gesto così e… è fatta la pace. (…)” (Papa Francesco risponde ai fidanzati 14-02-2014).

Parole, queste che dovremmo ricordarci sempre in ogni momento della nostra giornata, quando litighiamo con un amico, con un famigliare, con un parente, con chiunque ci stia accanto e che ci voglia e cui ci si vuole bene. Parole che a mio avviso sono universali.

Non posso dire che sono una “fervida” credente ma  sicuramente Papa Francesco, come lo è stato Papa Giovanni Wojtyla, è una persona speciale e le sue parole dovrebbero farci riflettere perché oggi troppo spesso nella nostra società vige l’antico proverbio di Plauto: “homo homini lupus”.

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